Trump presidente, ora l'Europa si dia una mossa

Il commento

Adesso sono fatti nostri. L’America ha troppi fatti suoi di cui occuparsi, per poter pensare anche a noi. Sarà anche protezionista e populista Donald Trump, da ieri quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti, ma di sicuro il popolo a cui pensa è solo o soprattutto quello americano. A Roma, come a Bruxelles e nel resto del mondo, sarà il caso che incomincino a rimboccarsi le maniche. Perché lo zio Sam è da ieri un parente serpente, o meglio un parente alla lontana.

Difesa, commercio: tutta roba per cui Italia ed Europa dovranno contare su stessi, più che sui soliti cugini d’oltre oceano. Male non ci farà. Perché da noi le rottamazioni si sono sempre trasformate in buffetti; le vittorie merito dell’italico genio, e le sconfitte colpa dell’egoismo degli altri paesi. Il Trump di ieri, dopo la May dei giorni scorsi con il suo de profundis per l’Europa (ma non c’era bisogno della premier inglese per accorgersene) ci obbligano a guardarci negli occhi e a frugarci nelle tasche. Le nostre. Obbligherà i summit europei a concludere qualcosa, visto che fino ad ora hanno risolto solo il nodo di chi doveva stare in prima fila nella foto finale. Immigrazione, sviluppo, lotta alle diseguaglianze: Trump ha le idee chiare. Per gli Stati Uniti. E sono idee che non ci coinvolgono.

Ognuno dovrà incominciare ad arrangiarsi, almeno un po’ di più. C’è una frase del neo presidente che andrebbe scolpita sui portoni dei Palazzi romani e dei vari polverosi establishment nazionali e internazionali: è finito il tempo delle chiacchiere. Epoca che noi continuiamo a interpretare da primi attori, di convegno in convegno, di dibattito in dibattito, di talk show in talk show. Aria fresca. E’ ora di lavorare, di rivoltare i vecchi meccanismi come un guanto, partendo dalle esigenze della gente. E’ quello che Trump si è impegnato a fare per gli Usa. Molti di noi possono pure dire e ribadire che è un populista. Ogni giudizio è lecito. Ma se il mondo da ieri va in una certa direzione, beh, Roma e l’Europa possono pure indignarsi. Ma forse è anche il caso che si diano una mossa. Casa e soprattutto lavoro. Senza fare i populisti, ma ricordando che sono questi i problemi  che la gente grida. Troppo spesso inascoltata.