Giovedì 18 Aprile 2024

Il salario della realtà

PROVINCIA che vai, stipendio che trovi. L’indagine dei consulenti del lavoro ha il merito di portare alla luce il superamento di fatto dell’egualitarismo salariale modello anni Settanta. Grazie probabilmente alla contrattazione aziendale e territoriale e alle dinamiche della domanda e dell’offerta nel mercato del lavoro, anche l’Italia si avvia a essere un Paese più normale di qualche decennio fa. Peccato, però, che il sindacato continui a volgere lo sguardo al passato e a tenere fermi il totem del contratto nazionale e la liturgia di un’uniformità retributiva che prescinda dalla produttività del lavoro a livello aziendale e dal costo della vita nei diversi ambiti territoriali. La realtà, comunque sia, si incarica di procedere oltre le rigidità della contrattazione nazionale: e il risultato è una variabilità degli stipendi medi effettivi che, come dimostra il report dei consulenti, sembra affermarsi concretamente nelle province italiane.   A QUESTO punto, allora, sarebbe auspicabile che il simulacro residuo dell’apparente uniformità salariale venga superato anche nelle regole della contrattazione, attribuendo piena autonomia e legittimità a quella cosiddetta decentrata. Se ne gioverebbero di certo i lavoratori delle realtà produttive più dinamiche e competitive, senza che questo debba penalizzare gli altri. E di sicuro ci troveremmo di fronte a un riequilibrio del potere d’acquisto in relazione al complessivo mercato di riferimento dei beni e dei servizi. Perché, come dimostrano fior di analisi economiche, l’egualitarismo o il centralismo retributivo ha prodotto nei decenni fenomenali ingiustizie redistributive a vantaggio dei territori e delle aziende meno efficienti.