Igor, la giustizia italiana faccia un esame di coscienza

Igor il russo in una foto dal profilo Facebook (Ansa)

Igor il russo in una foto dal profilo Facebook (Ansa)

Bologna, 15 dicembre 2017 - Alla fine dopo 259 giorni di caccia prima nelle valli fra Ferrara e Bologna, poi lungo la pista serba, ungherese e spagnola l'hanno preso. Igor la belva ha allungato in Spagna la sua scia di sangue con altri tre omicidi: due uomini della Guardia civil e un civile che lo hanno incrociato per catturarlo. Come a Portomaggiore di Ferrara, dove uccise una guardia volontaria. Nel conto va anche il barista di Budrio. Così il bilancio registra cinque vittime, ma potrebbero essere sei se gli verrà contestato anche il delitto di una guardia giurata di Ravenna. Tutta questa scia di sangue è avvenuta perchè Igor il serbo era libero e non doveva esserlo. Era in carcere e l'hanno messo fuori, aveva sul capo due decreti di espulsione e nessuno li ha mai fatti eseguire. E' l'intero sistema giudiziario italiano che deve fare un esame di coscienza. Ora sì che vorremmo averlo in Italia per mandarlo in carcere e gettare la chiave. Ma la Spagna frena sull'estradizione.

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La domanda che affiora adesso che il serbo dai mille volti compare in slip e manette è: quanti Igor potenziali sono ancora liberi di muoversi in clandestinità su e giù per l’Italia con una bella sfilza di medaglie criminali sul petto? Sono condannati, espulsi in quanto stranieri pericolosi, forse armati, professionisti del crimine. Non dovrebbero stare nel nostro Paese eppure sono qui. Così è stato per Igor, a cui è stato permesso di fare lo slalom fra scarcerazioni ed espulsioni col risultato che oggi si lascia alle spalle un palmares di cinque, o forse sei, omicidi. La polemica sulla mancata cattura nelle valli di Ferrara è un dettaglio. E’ stato commesso qualche errore, ma il peccato originale è a monte. La Giustizia ha fatto acqua prima. Un po’ per superficialità, un po’ per colpa del sistema, quindi nessuno pagherà. Almeno serva la lezione per capire che i criminali devono stare in carcere e se espulsi vanno cacciati fuori dall’Italia. Con le buone o con le cattive.