Martedì 23 Aprile 2024

Fisco, botta e risposta sui giudici tributari

Gli interventi del presidente Lamberti e del professor Tundo

Gentilissimo direttore, leggo con attonito stupore il 'commento' apparso il 30 dicembre 2016 su Quotidiano.net intitolato 'Il triangolo del fisco'. Purtroppo la Costituzione, diversamente dalla giurisdizione amministrativa e contabile, non menziona quella tributaria che, a tutt’oggi, è priva di analoga copertura. Che alla loro nomina concorra tuttora il Ministro dell’economia, non significa che i giudici tributari, nell’esercizio delle loro funzioni, non assicurino imparzialità e autonomia al pari delle altre giurisdizioni cosiddette speciali. Che, infine i giudici riempiano "lo spazio lasciato libero dal legislatore" e, allo stesso tempo, siano "parenti stretti dell’agenzia delle entrate" non appare giuridicamente sostenibile sia perché la mediazione trova "spazio" anche nel processo civile sia perché non è ravvisabile alcuna parentela fra giudici e agenzia, ciascuno dei quali svolge il proprio ruolo con reciproca indipendenza. Per ciò che riguarda il grado d’appello, la Commissione regionale dell’Emilia-Romagna ha definito nello scorso anno più di 4.500 appelli, senza poi contare le ordinanze cautelari e istruttorie, anch’esse simbolo di impegno costante di giudici e collaboratori delle Segreterie.  Il presidente della Commissione tributaria regionale per l’Emilia-Romagna dott. Cesare Lamberti

 

Caro Direttore, condivido le preoccupazioni del Presidente Lamberti. Nessuno dubita dell'indipendenza dei Giudici Tributari. C’è invece un serio problema di “apparenza” dell’indipendenza, profilo parimenti meritevole di tutela sul piano giuridico, in ragione della collocazione organizzativa della Giustizia Tributaria in seno al Ministero dell’Economia e delle Finanze. E’ un tema, questo, che interessa gli studiosi ma è assai caro soprattutto agli stessi Giudici Tributari, i quali in più occasioni non hanno avuto timore di denunciare a viva voce le storture della situazione attuale. Solo a titolo d'esempio, nel giugno del 2012, il Presidente della Associazione Magistrati Tributari in un intervento alla Camera dei Deputati rilevava che “purtroppo ancora indissolubile per una piena affermazione del principio di indipendenza delle Commissioni Tributarie è il nodo costituito dalla permanente attribuzione dell’organizzazione e del funzionamento dei servizi relativi alla Giustizia Tributaria al Ministero dell’Economia e delle Finanze, che dispone del personale amministrativo e delle risorse economiche occorrenti. Sicchè risulta di tutta evidenza l’incompatibilità ontologica di tale dipendenza dal Ministero che, se anche non è più parte processuale nei processi tributari, con l’avvento delle Agenzie, è tuttavia parte sostanziale, essendo titolare degli interessi che sono oggetto delle controversie tributarie”. In occasione di una audizione al Senato della Repubblica nel giugno dell'anno precedente, il Presidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria (l’organo di autogoverno dei Giudici Tributari), osservava che “la consapevolezza della rilevanza della Giustizia Tributaria impone un salto di qualità dell’ordinamento della Magistratura Tributaria, affrancandola dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che pur non essendo parte processuale del giudizio tributario è comunque sempre parte sostanziale, portatore di interessi su cui il giudice tributario è chiamato a pronunciarsi” ed evidenziava “la necessità ed urgenza di ridefinire norme che appannano l’immagine di indipendenza del giudice: il magistrato deve essere ed apparire tale (...)”. Nel 2014, la Commissione Tributaria Provinciale di Reggio Emilia con una celebre ordinanza sollevava "motu proprio" dinanzi alla Corte costituzionale la questione della legittimità dell'assetto della Giustizia Tributaria nel suo complesso, proprio in relazione alla carenza della "apparenza di indipendenza". E alle tesi dei giudici emiliani chiedeva di aderire nel giudizio l'Associazione dei Magistrati Tributari. Inutile dire, in conclusione, che i Giudici tributari hanno il pieno diritto, nell'interesse anche di tutti noi, di chiedere di poter “apparire”, oltre che essere, pienamente indipendenti. La questione della mediazione tributaria è diversa: lo stato delle cose non dipende certamente dai Giudici, ma da un legislatore che anzi li ha esclusi e ha inteso attribuire all’Agenzia delle Entrate la “mediazione” sugli atti da essa stessa emanati. Infine, è a tutti noto che la giurisprudenza si è trovata a riempire gli spazi colpevolmente lasciati vuoti dal legislatore: basta ricordare quando ha coniato l’abuso del diritto così come quando ha elaborato istituti di tutela del contribuente quali il diritto al contraddittorio e in altre occasioni. Il giudizio davanti alle Commissioni Tributarie è assai più rapido rispetto alle altre giurisdizioni e tutti noi sappiamo che la Commissione dell'Emilia Romagna è tra le più efficienti. Il problema purtroppo è che questo punto di forza è messo a serio rischio da alcune recenti, controverse, proposte di riforma che preoccupano gli studiosi ma ancor di più gli attuali Giudici Tributari. ​Francesco Tundo