Picconate all'Europa

EMMANUEL Macron non è un nostro simpatico cugino, che viene in visita a Natale e ci porta regali. È il presidente di un Paese, la Francia, che ha molti problemi e ambizioni molto grandi. E quindi è anche un uomo duro negli affari e nella politica. In questi giorni lo ha dimostrato almeno due volte: in Libia, dove ci è passato davanti e sta cercando di assumere la leadership di quel che là si farà (mentre lascia a noi i migranti) e con i cantieri Stx. Questi cantieri, attivi nelle navi da crociera, ma anche in quelle militari, anni fa erano sotto il controllo di una società sudcoreana, andata a gambe all’aria. Il predecessore di Macron, Hollande, ci chiese se la Fincantieri poteva intervenire. E così si scrissero gli accordi e Fincantieri ne assunse il controllo.

Adesso Macron fa marcia indietro e dice che vuole almeno la parità, 50 e 50. In cambio offre all’Italia di partecipare allo sviluppo delle navi militari. Per ora, il nostro governo protesta e chiede il rispetto dei patti già firmati. E qui si aprono due questioni. La prima riguarda proprio noi e la Francia, che in questi anni ha preso molte belle aziende italiane: Telecom, Parmalat, Edison, per non parlare di tutte quelle della moda. Noi, in cambio, abbiamo preso poco o niente. È evidente che, grazie anche alla debolezza del nostro capitalismo, siamo diventati una sorta di riserva di caccia dei francesi. La seconda questione riguarda la costruzione europea. Impresa difficile, se non impossibile, con comportamenti così ispirati ai singoli interessi nazionali. D’altra parte, non dobbiamo farci illusioni: Macron aspira a guidare l’Europa, insieme alla signora Merkel. Per noi c’è posto solo sul sedile posteriore.