Mercoledì 24 Aprile 2024

Meno eventi, più asili

DOPO la cancellazione, alcune settimane fa, della prima campagna del Fertility day (tenutosi ieri), che aveva sollevato polemiche per la mancanza di sensibilità verso le tante situazioni legate alla scelta di procreare, di nuovo il ministro della Salute Lorenzin si è trovata di fronte a una sollevazione generale. Questa volta a causa di un’immagine per l’evento che contrapponeva ‘buone abitudini da promuovere’ e ‘cattivi compagni da abbandonare’ attraverso, rispettivamente, la foto di un gruppetto di biondissimi giovani e quella di un gruppetto ‘misto’. L’espressione di una mentalità adatta all’epoca coloniale ha prodotto un’alzata di scudi. L’episodio interroga sul modo in cui lavora quel ministero. Le responsabilità sono opache, il ministro le ha declinate e così la responsabile della comunicazione (allontanata dal ruolo); inoltre è evidente che chi ha lavorato a quella campagna non possiede quella sensibilità culturale che gli avrebbe consentito di cogliere l’inaccettabilità di certi messaggi. Con quali criteri il ministero sceglie i collaboratori? Ma la vicenda interroga più in generale sull’opportunità di lanciare una battaglia per la fertilità, come se la natalità fosse un problema di volontà o possibilità fisica di fare figli in giovane età, quando la situazione del Paese è tale per cui i giovani si trovano spesso a confrontarsi con stili di vita precari e difficili, che rendono arduo pensare di assumersi la responsabilità di un figlio. Per non parlare della carenza e del costo degli asili e dell’assenza di serie politiche per la famiglia. Ed è anche per questo che il Fertility day ha irritato. Forse se fosse giunto a coronamento di interventi strutturali per la famiglia avrebbe avuto diversa accoglienza. Lorenzin a questo ha ribattuto che il suo è un contributo attinente alle competenze del ministero, per informare su un problema sanitario. Ma le intenzioni andavano oltre. La fertilità è stata concettualizzata in funzione ‘dell’intera società’, con il richiamo alla necessità di «operare un capovolgimento della mentalità corrente» e promuovere addirittura «un rinnovamento culturale», con il Fertility day, a celebrazione di una «rivoluzione culturale» e la «parola d’ordine» della riscoperta del «Prestigio della maternità» (ministero della Salute, Piano nazionale per la fertilità). Le campagne di promozione hanno fatto trasparire anche questo atteggiamento ideologico e poco liberale, che è stato evidentemente colto.

ORA, come si diceva e come emerge dal videomessaggio sul sito del ministero, Lorenzin ha ricondotto tutto alla salute: forse ha compreso che un ministero non è l’avamposto per trasformare la società secondo le sue particolari visioni del mondo.