Mercoledì 24 Aprile 2024

La Brigade Macron

Roma, 24 aprile 2017 - Ve la ricordate la Brigata Kalimera? Ma sì, dai, quelli che una volta erano giovani e rivoluzionari e che sono invecchiati credendo ancora di essere giovani e rivoluzionari. Misero insieme una “Brigata Kalimera” e andarono a trovare ad Atene Alexis Tsipras che si opponeva, a loro dire, alle oligarchie finanziarie e che teneva duro contro la perfida Angela Merkel. Furono giorni memorabili tra un rinnovellato “cioè compagni”, e un redivivo “fruire degli spazi democratici”. Erano della costituenda Sinistra Italiana, del “manifesto”, di Sel. Da Fassina, uscito da poco dal Pd, a Luciana Castellina, vestale indomita della sinistra-sinistra. Poi, la Brigata si sciolse. Ora nulla più sappiamo di essa, anche perché nel frattempo Tsipras è stato costretto a cedere qualcosina (dolce eufemismo) alla Germania e Yanis Varoufakis s’è messo per conto suo scrivendo, tra l’altro, poderosi e interessanti saggi (ribadendo che mai e poi mai bisogna uscir dall’euro. Ma casomai rinegoziare i trattati...).

Ecco, ora par di intravedere all’orizzonte una “Brigade Macron”, probabile vincitore delle presidenziali contro la Le Pen. È tutto un fiorire di macronisti convinti. Sandro Gozi, renzianissimo sottosegretario agli Affari europei, manda numerose mail con una sua foto (a dire il vero un pochino ingessata, ma vabbè) con Macron. Renato Brunetta, già socialista, ne è certo: Emmanuel “è un socialista che ha lasciato la sinistra per collocarsi al centro con grande intelligenza, è un lib-lab come lo sono io e come noi dice sì all’Europa ma non a questa, all’Europa tedesca, delle lacrime e sangue, dei Fiscal Compact”. Insomma, chiamatemi “Brunettà” e non se ne parli più. Ma il sostenitore che non ti aspetti è Michele Emiliano (Emilianò). Che Macron, scandisce, non commetta gli stessi errori di Renzi. Ma come, ci chiediamo, non voleva imitare Che Guevara? Mah, avrem capito male, subissati come siamo da dichiarazione di genere vario. Per fortuna che c’è Alfredo D’Attorre: inno a Jean-Luc Mélenchon. Passato ad Articolo 1, gioisce. Però, come chiamarlo? D’Attorrè? No, meglio Dal Tour. De France.