Martedì 16 Aprile 2024

Dopo la culla niente

Un'era fatta di rentier in nero e Millennials impoveriti. L’ha raccontata così, più o meno un anno fa, Giuseppe De Rita, l’Italia della «seconda era del sommerso» nell’ultimo Rapporto Censis. E i riflettori, più che sui titolari di rendite parassitarie nascoste, hanno illuminato principalmente l’emersione crescente di una generazione di ventenni e trentenni che per la prima volta nella storia saranno più poveri dei loro padri e addirittura dei loro nonni.

Una povertà che non riguarda solo i guadagni, ampiamente al di sotto di quelli di genitori e fratelli maggiori, ma si sostanzia soprattutto nel venir meno di quelle reti di protezione e di quelle certezze che hanno fatto la constituency del ceto medio italiano e, più in generale, europeo e occidentale nel corso del Novecento: la casa e la pensione sicura, il posto stabile e l’articolo 18, i figli e la speranza di vederli laureati e sistemati, la fiducia nel conto in banca e un gruzzolo di titoli di Stato risparmiati.

Per i Millennials tutto questo è diventato largamente archeologia di welfare. Così come si sono frantumati e trasformati in reperti di altre e più luminose epoche tutti quegli elementi che hanno dato alimento all’Italia (e non solo) che cresceva, esportava, includeva. E così c’è ben poco da meravigliarsi che la società dei due terzi rimanga tale, ma si sia di fatto rovesciata e il terzo non sia più quello dei poveri ma dei ricchi anziani, mentre, con il passare dei decenni, si ingrossino di giovani poveri e senza prospettive i due terzi che una volta erano dell’agiatezza e oggi del crescente declino.