Lo spartito della legge

Diciamo che l’idea è buona, ma che per fortuna stenta a decollare. Facciamo finta di non essere un De Magistris, più che un sindaco, un Masaniello acchiappa voti: se volessimo sgomberare veramente le città da tutti i soggetti meritevoli di Daspo, servirebbero servizi navetta tipo quelli che portano i giapponesi agli outlet. Carichi e scarichi. Carichi e scarichi. Senza sosta. Di gente che «lede il decoro urbano o la libera accessibilità o la fruizione di infrastrutture, luoghi di pregio artistico, storico o interessati da flussi turistici, anche abusando di alcolici o droghe, esercitando la prostituzione in modo ostentato, esercitando il commercio abusivo o facendo accattonaggio»; di esemplari di questa umanità ai confini tra degrado e crimine descritta dal decreto, ne incrociamo a ogni metro nei luoghi più belli delle nostre città. Spettacoli che, chissà perché, non ci vengono offerti sui Champs Elysee o a Piccadilly.

Certo, prendere il pusher e spostarlo per 48 ore un po’ più in là non risolve il problema. Spesso non serve nemmeno arrestarlo, perché la mattina dopo è già al suo regolare posto di lavoro. Certo, se lo pizzichi in un quartiere e lo sposti in un altro, o anche fuori città se recidivo, decentri solo l’inquinamento sociale. Ma resta pur sempre un segnale: queste cose non si fanno. Può sembrare una banalità, ma visto ciò che ci sta attorno, visto che norme repressive in materia godono di scarsa popolarità, e applicazione, anche riaffermare l’ovvio con un Daspo può avere in sé qualcosa di forte, di rivoluzionario. Questo vale per i connazionali, come per parecchi sgraditi ospiti. Degrado e vandalismo che molti turisti offrono nelle nostre città in questa estate rovente, meriterebbero bacchettate sul sedere.

E il fatto di multarli e rispedirli a casa anzitempo a pedate amministrative, può servire a lanciare un messaggio universale: signori, l’Italia è la patria del diritto, non del rovescio, e se non fate l’amore in pieno giorno al Prater di Vienna, non potete farlo neppure ai Fori Imperiali. O no? Ben venga il Daspo, anche con le difficoltà di avvio e di concertazione che un’orchestra a più voci comporta. Per questo sarebbe il caso che il coro seguisse lo stesso spartito. Senza gli strilli dei sindaci sceriffi, o peggio ancora le stecche di primi cittadini e questori modello tre scimmiette: che non sentono, non vedono. E non daspano.