Martedì 23 Aprile 2024

Dalla parte di chi scava

C’È CHI SCAVA, e c’è chi scarica. È l’Italia, bellezza. Quella che con le mani, con le pale, con il coraggio sta ancora cercando tra le macerie di Rigopiano, pietra dopo pietra, corpo dopo corpo. E quella della burocrazia, delle matriosche amministrative, dei tanti enti, uffici, competenze: sufficienti e necessari perché alla fine nessuno sia competente. O quasi. Perché in fondo allo scaricabarile, qualcuno resta con il cerino in mano: i sindaci. Che escono in strada, e devono rispondere del marciapiede pieno di buche, delle fognature che non ricevono, anche degli spacciatori che stanno sotto casa, e contro i quali loro non possono fare nulla. Figuriamoci quando si sommano lutti, disastri a cui seguono allarmi, paure, rischi. Grandi rischi. Di terremoti, di dighe che possono crollare, di scuole che possono sfarinarsi. O forse no. Il grido d’allarme dei primi cittadini delle zone terremotate e innevate è un atto di denuncia verso un Paese che dovrebbe essere messo a dieta: di scartoffie, di organismi forniti di competenze che si incrociano, si sovrappongono, e magari lasciano scoperti altri spazi. Vitali.

CHI DECIDE nelle Marche se e quando riaprire le scuole? I vigili del fuoco, la Regione, ciò che resta della Provincia? Facile: decide il sindaco. Troppo comodo. Perché prima gli esperti spiegano che può cascare il mondo, poi stabiliscono che non è proprio così. Intendiamoci: è normale che ognuno cerchi di cautelarsi. Il terremoto non avverte con un sms, a differenza di quello che pensarono i giudici condannando gli scienziati che non avevano previsto il sisma dell’Aquila. Che Dio li perdoni (noi no). Un precedente che ha gettato un macigno su un meccanismo in cui mille responsabilità fanno sì che alla fine nessuno sia responsabile. Tranne, spesso, quelli con la fascia tricolore, i più esposti e i meno pagati di tutti i Palazzi. Che dovrebbero garantire sicurezza e faglie amiche per tutti. No. Così non va. La vita, anche in quelle zone martoriate d’Italia, deve ripartire. Con un orecchio alla terra e un occhio al cielo. Ovvio. Ma con qualcuno che abbia il compito codificato di dare il semaforo verde. I sindaci chiedono un protocollo. Giusto. Parametri certi per scuole, case, ospedali, per quanto le variabili della natura possano consentirlo. Non saremo mai immuni dalle tragedie. Ma preferiamo un Paese capace di scavare, a un’Italia impegnata a scaricare.