Codice Ong su migranti, Medici senza frontiere non firma

"Non vogliamo armi". Solo due organizzazioni su otto sottoscrivono. Viminale: "Chi non ha firmato è fuori". Ecco cosa chiede il governo

Gabriele Eminente, dg Medici senza Frontiere (ImagoE)

Gabriele Eminente, dg Medici senza Frontiere (ImagoE)

Roma, 31 luglio 2017 - Divieto di effettuare trasbordi su altre navi e obbligo di imbarcare membri della polizia giudiziaria. Sono i due punti cardine del codice di condotta sottoposto dalle autorità italiane alle ong che operano nel soccorso dei migranti. Codice che però è stato adottato solo da due organizzazioni delle otto presenti nel Mediterraneo Centrale: Save the children e Moas (una terza, la spagnola Proactiva Open Arms, ha comunicato di voler sottoscrivere l'accordo). A dire no, tra le altre, Medici Senza Frontiere. 

LE MOTIVAZIONI DI MSF - A non convincere Medici Senza Frontiere è proprio la presenza a bordo di agenti prevista dal codice ('ufficiali di polizia giudiziaria'): "In nessun Paese in cui lavoriamo accettiamo la presenza di armi, ad esempio nei nostri ospedali", spiega Gabriele Eminente, direttore generale di Msf. Non solo. Altro punto "problematico" è il divieto di trasferire i migranti su altre imbarcazioni. "Anche se il codice è stato migliorato - dice Eminente parlando a RaiNews24 dopo l'incontro al Viminale per la firma - resta il punto dei trasbordi (che vengono vietati dalle navi Ong a quelle dei soccorsi ufficiali ndr): abbiamo chiesto di levarlo, perché è un punto che rischia di pregiudicare l'intera operazione". Eminente afferma comunque di aver "apprezzato l'approccio costruttivo del Ministero degli Interni". Del resto, "tutti i punti non problematici del codice saranno rispettati come abbiamo sempre fatto".  

 "Noi possiamo firmare soltanto nel caso in cui le nuove norme rendessero più efficiente il nostro lavoro e aumentassero la sicurezza dei nostri volontari", spiega da parte sua Titus Molkenbur, rappresentante di Jugend Rettet, altra Ong presente oggi a Roma per dire al governo italiano che non sottoscriverà il regolamento. 

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SAVE THE CHILDREN - Ha firmato il codice invece Save the Children "perché gran parte delle cose che prevede noi già le facciamo", commenta il direttore generale Valerio Neri.  "L'unico punto che per noi rappresentava una criticità  era quello che introduce il divieto di trasbordare i migranti da una nave a un'altra ma questo si è risolto con il ruolo che svolgerà la guardia costiera". 

IL VIMINALE - Duro il ministero dell'Interno. L'aver rifiutato l'accettazione e la firma "pone quelle organizzazioni non governative fuori dal sistema organizzato per il salvataggio in mare, con tutte le conseguenze del caso concreto che potranno determinarsi a partire dalla sicurezza delle imbarcazioni stesse", dice il Viminale. In una condizione diversa, "saranno invece parte integrante le Ong che hanno sottoscritto il Codice". Nella nota del Viminale è dettagliato l'elenco di chi tra le Ong ha detto sì e chi no, o non ha preso parte alla sottoscrizione del Codice. A favore l'organizzazione Migrant offshore aid station (MOAS) e Save the Children, mentre Proactiva Open Arms ha fatto pervenire una comunicazione con la quale ha annunciato comunque la volontà di sottoscrivere l'accordo. Invece l'organizzazione Medecins Sans Frontiere (Msf) ha consegnato una lettera diretta al ministro dell'Interno Marco Minniti con la quale, "nel prendere atto dell'esemplare ruolo svolto dall'Italia - riferisce il comunicato -, ha messo in luce che i principi umanitari di indipendenza, imparzialità e neutralità non hanno consentito la firma assieme alle altre organizzazioni". Ciò nonostante, Ms ha ritenuto liberamente di adeguarsi alla gran parte dei principi del Codice da loro condivisi. Non hanno preso parte alla sottoscrizione le Ong Sea Watch, Sea ye, Association europeenne de sauvetage en mer (Sos Mediterranee), mentre Jugent Rettet non ha firmato. Nella nota il Viminale ribadisce che oggi "sono state nuovamente rappresentate le ragioni che hanno ispirato la redazione del Codice, la posizione pienamente concorde di tutti i Paesi dell'Unione già espressa a Tallinn e l'intesa con la Commissione che ha seguito la redazione e la messa a punto del documento". Ed è stato fatto presente che "l'adesione avrebbe consentito di essere parte di un sistema istituzionale finalizzato al soccorso in mare, all'accoglienza e alla lotta al traffico degli esseri umani, senza in nessun modo interferire nei principi fondanti le singole organizzazioni".

COSA PREVEDE IL CODICE - Il Codice richiede specifiche norme di comportamento alle Ong che operano in attività di ricerca e salvataggio ('Search and Rescue') delle persone in mare, allo scopo di tutelare la sicurezza dei migranti ma anche degli operatori e con l'obiettivo di non favorire il traffico di esseri umani. Il salvataggio deve avvenire "nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali" e "non può essere disgiunto da un percorso di accoglienza sostenibile e condiviso con gli altri Stati membri". Ecco i punti previsti. 

- Divieto di solcare il territorio libico

- Obbligo di non spegnere i trasponder di bordo

- Divieto di comunicazioni telefoniche o segnalazioni luminose per agevolare la partenza e l'imbarco di natanti di migranti

 - Divieto di effettuare trasbordi su altre navi, italiane o appartenenti a dispositivi internazionali, salvo una conclamata situazione di emergenza

 -  Divieto di ostacolare le operazioni di search & rescue della Guardia Costiera libica con l'evidente intento di lasciare il controllo di quelle acque alla responsabilità delle autorità territorialmente preposte

 - Obbligo di accogliere a bordo ufficiali di polizia giudiziaria per le indagini collegate al traffico degli esseri umani

- Obbligo di dichiarare le fonti di finanziamento dell'attività di soccorso in mare

 - Obbligo di comunicazione dell'avvistamento e del successivo intervento in corso ai centri di coordinamento (Maritime Resche Coordination Centres o Mrcc)

 - Obbligo di possesso della certificazione attestante l'idoneità tecnica alle attività di soccorso

- Obbligo di leale collaborazione con l'Autorità di Pubblica Sicurezza del luogo di sbarco dei migranti

- Obbligo di trasmettere tutte le informazioni di interesse info-investigativo alle Autorità di Polizia italiane.