Sabato 20 Aprile 2024

Un divorzio ostile

Tardivamente, nei turbolenti anni ’70, entrò nella Cee anche il Regno Unito. Gli inglesi erano alle prese con la liquidazione dei resti dell’Impero, un’economia stagnante e una popolazione invecchiata e impoverita. I successi dell’integrazione europea esercitavano un’attrattiva che divenne irresistibile. Le onde della storia assomigliano a quelle del destino: si muovono a lungo in silenzio e in profondità poi generano le svolte. Quella britannica pose fine a secoli di orgoglioso insularismo e completò il mosaico continentale arricchendolo della più antica democrazia liberale con la sua grande storia e la sua proiezione mondialista. Nonostante le divergenze l’intesa ha retto bene per 50 anni sotto lo sguardo benevolo degli Usa, finché la superpotenza protettrice si è indebolita e oggi è finita in mano a un tycoon insensato. Intanto altre onde si erano messe in moto – effetti collaterali della disgregazione sovietica. Le nazioni ex comuniste entrando nell’Unione ne hanno diluito lo spirito e la capacità decisionale mentre la Francia precipitava in una ventennale crisi di leadership. Un’Europa debole politicamente e malata d’ipertrofia burocratica con il varo dell’euro/marco è diventata teatro della supremazia tedesca. La Brexit vuol dire alt all’alienazione della sovranità e alt agli stranieri extra e comunitari. L’errore è credere che la Ue sia la causa e un divorzio ostile e irreparabile la soluzione. Anche il Regno Unito è un’unione di nazioni e Scozia e Nord Irlanda potrebbero cavalcare la stessa onda. Si può arrestare questa deriva? Sì, si può, purché il buon senso prevalga sul senso comune e chi governa non insegua i demagoghi sul loro terreno.