Giovedì 18 Aprile 2024

Bastava una telefonata

IN CLASSE alle medie c’era Giuseppina, che oggi è una signora felice ma allora poteva essere definita disabile. Disabile socialmente, perché orfana di padre e mantenuta a fatica da una mamma che faceva le pulizie a ore. Come per una bambina autistica o un tetraplegico, il momento della gita rappresentava per lei il banco di prova della gravità dell’handicap e per noi della solidarietà. MA LA Perotti aveva un preside fantastico. Un uomo radar che non solo risolveva i problemi, li anticipava. Così quando si avvicinava il momento di scegliere dove andare e a che prezzo, il professore faceva un giro di telefonate fra i genitori. Spiegava che qualsiasi spostamento per quella bambina era troppo caro e a volte succedeva che la classe pagava anche per lei, a volte si rimaneva tutti a studiare le formiche in cortile. Giuseppina non veniva dimenticata e la sua mamma nemmeno, infatti la prima telefonata era per lei. I genitori di bambini disabili fisicamente meritano attenzione e cautele doppie perché sanno benissimo che razza di macchina vada montata per i viaggi dei loro figli speciali. E sono i primi a chiedere scusa per il disturbo, non potendo pretendere sforzi di adattamento e stampelle del pensiero che il servizio sanitario non passa. Se ci pensate, la natura della diversità è irrilevante di fronte agli ‘uguali’ che fanno blocco e fingono di essersi dimenticati di avvertire che sì, una gita era in programma, ma non sembrava il caso. La stessa procedura di selezione in teoria può essere applicata ai corti di gamba che non riescono a salire sul bus, ai mangiatori di aglio e appunto ai poveri come Giuseppina. Tutti siamo diversi e speciali, in un modo o nell’altro. Per cui, e per quello che costa, la prossima volta almeno avvertite.