Sabato 20 Aprile 2024

Il fortino assediato

LE ELEZIONI del segretario del Pd del 30 aprile e il voto amministrativo di giugno raccontano una storia simile, in relazione a quanto sta accadendo al Partito democratico. Le analisi del voto di giugno, come quelle dell’Istituto Cattaneo, ci mostrano un partito che ha difficoltà a raccogliere voti oltre il proprio perimetro: se le liste di centrosinistra arrivano facilmente al ballottaggio, nella maggioranza dei casi ne escono però sconfitte. Ma anche il voto del 30 aprile ci parla di un partito prigioniero di un perimetro che si è via via ristretto. Se in quell’occasione la platea di elettori è diminuita di circa un milione di unità rispetto al 2013 (prima elezione di Renzi), le analisi condotte da un gruppo di lavoro della Società italiana di Scienza Politica (Candidate & Leader Selection) hanno anche messo in evidenza come tra quegli elettori prevalgano le fasce di età più elevate e i pensionati.

Nonostante la narrazione rottamatrice, il 30 aprile Renzi è stato confermato alla guida di un partito con un profilo di età e sociologico che lo differenzia significativamente dalla popolazione nel suo complesso. Una sorta di fortino, isolato da una realtà in precipitoso movimento, dove prevalgono anziani, pensionati e lavoratori dipendenti e latitano giovani, disoccupati, autonomi. E quel fortino non è sufficiente per vincere i ballottaggi. Il dibattito a sinistra non sembra in grado di cogliere la gravità di questi dati, dominato com’è dalle ‘formule’: tavoli, Ulivi, vocazioni maggioritarie e quant’altro. Ma per farsi ascoltare da elettori sempre più imprevedibili e sfuggenti bisognerebbe mettere in campo nuove idee e leader all’altezza: a sinistra non si vedono né le prime, né i secondi. Intanto la destra e il M5S giocano facile con messaggi populisti a buon mercato.