Martedì 16 Aprile 2024

La famiglia nel mirino

SIETE quelli che buttano i bambini nelle impastatrici e li mandano a scuola di decapitazione, i pervertiti che in Algeria massacravano le ragazzine senza velo. Noi siamo quelli che cantano la ballata di Saffie Rose. Otto anni, orecchie da coniglio. Quella meravigliosa creatura con un filo di rossetto è il vostro capolinea. Più in là non potete spingervi, se vi manca il coraggio di sfondare il vetro di un reparto maternità. Un miliardo e 200 mila musulmani vi guardano con ribrezzo e cantano la ballata insieme a noi, occidentali ma più ancora trasversalmente umani. Abbiamo in mente un ritmo pazzesco, assordante. Stiamo mettendo su un coro che vi terrà svegli la notte. Spareremo decibel di speranza e allegria e se piangiamo non fa niente. Resta nostra la loro eredità, voi non sapreste cosa farne: fiducia nel futuro che è privilegio delle anime nuove, tenera integrità dei corpi immortali.

I bambini, gli adolescenti, le famiglie. Avete fatto a pezzi tutte le cose buone e belle attorno a cui ruota la parte migliore della vita. Manchester come Idlib, come il villaggio di Bekkar. Nessuna differenza, in tutto il mondo i bambini sono meravigliosi, perché fanno le cose per la prima volta e fanno di tutto perché riesca bene. Per riaverci dall’orrore però a noi piace stare spesso in mezzo ai più piccoli e ricalibrarci sul loro tempo. Li portiamo vedere i cavalli, a cercare conchiglie. Grazie a loro torniamo con le scarpe sporche e il cuore pulito. E sarebbe stato bellissimo andare al concerto con Saffie Rose per vivere l’eterno presente di quella sua prima volta. È per lei e le altre che cantiamo. Piccole donne libere a un concerto pop, quanto di più intollerabile per chi all’infamia unisce il trauma sessita. Il cambio di obiettivo modifica per forza la reazione. Fu strage di innocenti a casaccio al Bataclan, nessuno ha dimenticato le scarpine abbandonate sulla promenade di Nizza. Stavolta è diverso. L’affondo deliberato nel cuore più morbido che abbiamo fa talmente male che vi tornerà indietro. Eccoci qui, addolorati e pazienti, a farvi una promessa: non smetteremo di mandare i nostri figli ai concerti o di cantare per loro.