Mercoledì 24 Aprile 2024

Aria nuova in Europa

L’EUROPA fa bene all’Italia, anche perché è diventata più italiana. Accettare l’interpretazione meno rigida dei trattati è stato un successo, non tanto per l’Italia ma per l’Unione stessa che riprende fiato se abbandona le logiche più restrittive. La vittoria di Macron in Francia ne è la testimonianza. Bene quindi il via libera ai bilanci, e soprattutto benvenuta la fiducia verso i singoli Paesi. Oltre all’approvazione dei conti, però, vanno registrate le raccomandazioni della Commissione. Snellire la giustizia civile, ridurre il peso dei crediti deteriorati nelle banche per finanziare l’economia, combattere la corruzione, ammodernare la pubblica amministrazione, non sono parole al vento. Sono i passi necessari per rendere moderno, competitivo e più facile da vivere un Paese come l’Italia. Significa aggiustare o sostituire i meccanismi inceppati che frenano la crescita. Un discorso a parte invece richiede la tassazione sulla casa. Su questo l’Italia deve dialogare con l’Europa.

Oltre l’80% degli italiani è proprietario di un’abitazione, moltissimi hanno sul collo un mutuo e la bolla immobiliare ha sgretolato il patrimonio delle famiglie, tradizionalmente basato sulla fiducia nel mattone. È un tasto delicato per il nostro Paese. E’ teoricamente corretto, dal punto di vista finanziario, pensare a una tassazione (legata al reddito) sulla prima casa, sempre che il ricavato non finisca nella spesa corrente e sempre che l’immobile possa essere considerato un valore patrimoniale crescente e non solo un costo. Raccogliere un gettito da destinare a investimenti nell’educazione o nel risparmio energetico, ad esempio, ridurrebbe certamente le spese delle famiglie. Ma in questa fase storica, dove gli immobili hanno perso valore, reintrodurre l’Imu prima casa è un tema da affrontare con una dose maggiore di cautela e ponderatezza.