La storia profanata

Ricordo i 25 aprile da bimbo a Torino, dopo il ’46, con folle festanti, fazzoletti rossi, discorsi dal palco, molta emozione. Ci andavo con papà, che fu partigiano nelle Valli di Lanzo. Per lui era lo spartiacque tra morte e vita, ingiusto e giusto, tirannia e democrazia. I resistenti, uccisi in molti, vollero scrivere un capitolo nuovo nella storia di Italia.

Il nazifascismo, se non fosse stato per il sacrificio di tanti giovani di Urss, Usa e Uk, nonché delle nostre forze partigiane, persisterebbe e noi saremmo schiavi alla mercé di arbitrii altrui oppure cenere. Da ciò si impara che la difesa delle proprie libertà e dignità è un dovere morale che non decade mai, che ha costi elevati, che si deve apprezzare e tutelare. Questa data ricorda per me la salvezza di Israele da forze demoniache, eppur umane, volte a annichilire, assieme a noi, umanità e democrazia.

L’atmosfera odierna è diversa, tra ignoranza e confusione. L’Anpi per motivi generazionali non è rappresentativa come un tempo. La storia della Brigata Ebraica è poco nota: erano ebrei sionisti da Israele, aggregati alla V Armata che combatté in Italia lungo la Linea Gotica, che contribuirono, con pesanti perdite umane, al crollo del nazismo. Si ignorano poi le circostanze dell’Islam dell’epoca, alleato del nazifascismo, dal fondatore dei Fratelli Musulmani (di cui Hamas è filiazione), Hassan al-Banna, al Muftì di Gerusalemme e altri ancora. Un patto antico affratellò dispotismo tedesco e Islam politico, che diede i suoi primi mortiferi frutti durante il Genocidio Armeno.

Taluni vogliono escludere dal 25 aprile proprio la Brigata Ebraica e farvi partecipare i seguaci ideologici dei succitati fondatori del jihadismo, erede del nazismo. E questo avviene oggi, mentre l’Europa è insanguinata, profanando questa preziosa giornata, motivo e sollecitazione invece per la ricostruzione culturale, morale e spirituale d’Italia.