Giovedì 25 Aprile 2024

Il buon Clemente Mastella

Il ritorno di un vecchio leone che ha sbaragliato tutti nel suo Sud

Clemente Mastella (ImagoE)

Clemente Mastella (ImagoE)

Roma, 20 giugno 2016 - Troppo facile scrivere: a volte ritornano. È antipatico. E, chissà, non corrisponde nemmeno al vero. Sì, perché il ritorno sulla scena di Clemente Mastella evoca un sapore un po’ amaro di cose perdute. Quando c’era la Prima Repubblica. Quando le strade e le piazze avevano le sezioni con i simboli. E che simboli: Dc, Pci, Psi, Pri, Msi... altro che democrazia virtuale. Altro che futurismo d’accatto. La velocità non era un valore. Anzi. Le cose procedevano lente. C’erano le convergenze parallele. Le larghe intese.

I giornali di partito che ci succhiavano soldi, che nulla vendevano ma tanta appartenenza davano. Ecco, Clemente Mastella ha avuto un ruolo fondamentale. Perché? Suvvìa, non siate ingenui. Ha permesso, infatti, in tempi di farlocco bipolarismo, di berlusconismo spinto e di deludente dalemismo, di tenere viva la grande tradizione italiana della Prima Repubblica. Un po’ a destra, un po’ a sinistra. A seconda del momento contingente. I suoi partiti: Dc, Ccd, Udr, Udeur, Pdl, ora leader dei Popolari per il Sud. Già, il Sud. Un Sud di origini borboniche, da Clemente sempre amato.

Massimo D’Alema andava volentieri alla festa di Ceppaloni (il regno del Nostro) perché "con Clemente abbiamo un rapporto consolidato". Lui, che ha partecipato anche - correva l’anno 2005 - alle primarie del centrosinistra, detto allora “Unione” (de che? vabbè, rischiamo di andare fuori tema...). Il suo era un programma chiaro: "Il Centro della politica non è un luogo astratto ma è un progetto per il futuro, un’idea, un percorso, un metodo, una storia, un’identità. La mia candidatura alle primarie del centro-sinistra, nasce con questa ostinata convinzione". Quell’ostinata convinzione che poi lo convinse a cambiar casacca. Quell’ostinata convinzione che lo ha portato, in un’afosa domenica di giugno, a diventare primo cittadino di Benevento. Una cavalcata trionfale. Con tanti voti. E chi piglia voti ha sempre ragione. Perlomeno in politica. Non resta che fare il classico in bocca al lupo. Perché, in fondo, la politica è come la letteratura. Produce passioni. E nostalgie. Per la nostra, beata, gioventù. Anche se, magari, eravamo dall’altra parte...