Venerdì 19 Aprile 2024

Delitto Claps, Cassazione conferma 30 anni a Restivo

Ritenuto responsabile dell'omicidio della sedicenne scomparsa a Potenza nel settembre 1993 e ritrovata cadavere 17 anni dopo nel sottotetto della chiesa della SS.Trinità del capoluogo lucano

Una foto di archivio di Elisa Claps (Ansa)

Una foto di archivio di Elisa Claps (Ansa)

Roma, 23 ottobre 2014 - E' definitiva la condanna a 30 anni di reclusione per Danilo Restivo, ritenuto responsabile dell'omicidio di Elisa Claps, la sedicenne scomparsa a Potenza nel settembre 1993 e ritrovata cadavere 17 anni dopo nel sottotetto della chiesa della SS.Trinità del capoluogo lucano. La prima sezione penale della Cassazione ha infatti rigettato il ricorso dell'imputato contro la sentenza di condanna che era stata emessa dalla Corte d'Assise d'Appello di Salerno.

La Cassazione ha accolto in toto le richieste del sostituto pg, Paolo Canevelli, compresa quella di annullare senza rinvio la sentenza d'appello limitatamente all'aggravante della crudeltà contestata all'imputato. Secondo il pg, infatti, non è stata raggiunta la prova che Restivo abbia infierito sul corpo della vittima dopo la morte. L'esclusione di questa aggravante non modifica però il trattamento sanzionatorio e la condanna, giunta al termine di un processo con rito abbreviato, resta confermata a 30 anni.

Danilo Restivo è attualmente detenuto in Inghilterra, dove deve scontare una condanna a 40 anni di carcere per l'omicidio di un'altra donna, Heather Barnett, avvenuto successivamente al delitto Claps, quando l'imputato si era già trasferito nel Regno Unito. L'ipotesi di estradizione di Restivo appare remota, perché difficilmente la Gran Bretagna sarebbe d'accordo con la consegna dell'uomo alle autorità italiane. Con la sentenza di oggi, la Prima Sezione Penale della Suprema Corte, presieduta da Umberto Giordano, ha anche condannato Restivo a pagare le spese processuali sostenute dalle parti civili: 10mila euro per i familiari di Elisa e tremila euro ciascuno per il Comune di Potenza e per l'associazione Telefono Donna.

Fonte Agi