Mercoledì 24 Aprile 2024

Ci vorrebbe più rigore

GIULIANO CAZZOLA

SONO stato sotto protezione di Polizia e Carabinieri per oltre un decennio: dalla morte del mio indimenticabile amico Marco Biagi nel 2002 fino al 2013 quando non sono stato più rieletto. Il motivo della particolare cura che lo Stato e le istituzioni mi hanno dedicato per un arco temporale tanto lungo (con dispendio di mezzi e di energie) non dipendeva dal fatto che io fossi deputato (lo sono stato solo dal 2008), ma dall’essere considerato un esperto di lavoro e previdenza, in grado di incidere sulle decisioni che in quelle materie venivano assunte. E, certamente, per la durata della XVI Legislatura, questo riconoscimento corrispondeva al vero e faceva di me un possibile obiettivo; mentre in precedenza mi limitavo a prender parte (autorevolmente?) al dibattito. Il medesimo trattamento era riservato a tutti quelli che in qualche modo svolgevano un ruolo in materia di lavoro, pur tenendo presente che alcuni di noi (penso a persone come Pietro Ichino o Michele Tiraboschi) avevano giustamente diritto a un modulo di protezione più consistente.

AVEVO ricevuto delle minacce che comportassero una forma di tutela (del livello più basso) ? Non ho mai temuto per la mia incolumità anche se ho ricevuto delle minacce, dopo le apparizioni televisive e la pubblicazione di qualche articolo. Il web, soprattutto, ha un’influenza micidiale. Uno che voleva spararmi – per fortuna solo via Internet – fu persino rintracciato dalla Polizia postale, indagato e rinviato a giudizio dove se la è cavata patteggiando una pena di sei mesi. Mi sono chiesto, allora, se sono proprio la persona più adatta per sparare sulla Croce Rossa. Ma avendo visto le cose dall’interno del sistema posso testimoniare che, pure in questo campo, noi italiani «ci facciamo riconoscere». È vero: intere regioni sono in mano alla criminalità organizzata e il terrorismo – lo dicono i rapporti pubblici dei Servizi – è solo «in sonno». Ma il numero di coloro che fruiscono della protezione è esagerato rispetto a quanto avviene in altri Paesi. Nonostante i tagli recenti, c’è ancora troppa promiscuità tra le esigenze di protezione e l’accondiscendenza nei confronti di uno status a cui non si vuole rinunciare. Senza concedere nulla alla demagogia dell’antipolitica, un maggior rigore sarebbe opportuno.