"Sono io il papà dei due liocorni". La filastrocca cult compie 40 anni

Roberto Grotti, ingegnere edile: "L'ho scritta per il catechismo"

I due liocorni in un disegno

I due liocorni in un disegno

Riccione, 7 febbraio 2016 - «PRIMA di tutto vengono ‘I due liocorni’ e i bambini per i quali la canzone è pensata». Sono le prime parole con le quali ci accoglie in casa Roberto Grotti, l’ingegnere edile che nel 1976 scrisse il testo e la musica di un brano divenuto un cult per i bambini. «Non avrei mai immaginato che potesse diventare un successo internazionale». Al suo fianco c’è Marina Valmaggi, delle edizioni Rodaviva, che da quarantanni porta nel mondo il ritornello: ‘Ci sono due coccodrilli e un orango tango, due piccoli serpenti, un’aquila reale...’ fino a quando a mancare sono i due liocorni.

Roberto Grotti, autore de 'I due liocorni'

Grotti, cosa pensava quando ha scritto il testo?

«Oggi viene vista come una canzone divertente per bambini, ma all’epoca scrissi un brano per insegnare la storia di Noè ai bambini che andavano a catechismo. Ho scritto tante altre musiche religiose. Il brano ‘Che sia una cosa sola’ è mio».

Ma i liocorni hanno fatto il giro del mondo. Come è stato possibile?

Marina: «Era il 1976 quando fu scritta e in quegli anni venne portata in giro per il Paese grazie al gruppo musicale Zafra. Inoltre come gruppo di chiesa andammo sui posti devastati dal terremoto in Friuli, cantando ‘I due liocorni’ per risollevare il morale dei bimbi. Cominciò a diffondersi così. In seguito ci fu anche l’edizione dello Zecchino d’oro».

Grotti, perché è rimasto nell’ombra per quarantanni?

«Io vivo con un altro lavoro. Quella canzone è dei bambini. Non ambisco a essere parte del mondo dello spettacolo, perché non stiamo parlando di spettacolo, ma di un brano che può aiutare e rendere felici dei bambini, questo è l’importante».

Mi perdoni, ma con i diritti d’autore dovreste avere un impero.

Marina: «In realtà non è così. Per tanti questo brano è una canzone popolare, e quando viene replicato il titolo ‘I due liocorni’ svanisce. Così rimane ben poco dei diritti d’autore. Poi ci sono i villaggi turistici dove la canzone andrebbe citata come accade per tutte le altre. Purtroppo non sempre accade o viene chiamata diversamente».

Io la ricordavo come ‘I due coccodrilli’.

«Appunto, pensi che anche Fiorello una volta ammise di averla fatta cantare pensando fosse un canto tradizionale».

In quante lingue è stata tradotta?

«In spagnolo, portoghese, inglese e persino in serbo e in polacco, con un’edizione apposita».

Fin dove sono arrivati i liocorni?

«Fino in Giappone, ed è stato un momento bellissimo. Siamo stati contattati nel 2011 per recarci tra le popolazioni che avevano perso tutto a causa dello tsunami. Abbiamo cominciato a cantare le musiche italiane più note nel mondo, ma non c’era modo di far tornare il sorriso ai bambini. Così abbiamo deciso di cantare i due liocorni cominciando a mimare gli animali, e i bambini hanno ripreso a ridere. La metà del successo di questo brano è la sua mimica».

Quanta strada farà ancora la vostra arca di Noè?

«Non ci fermiamo. La pubblicazione dell’Editore Gallucci è corredata da un cd del gruppo Zafra e dalle illustrazioni di Silvia Ziche, illustratrice della Walt Disney. Inoltre sta uscendo una nuova pubblicazione in Polonia».