Mercoledì 24 Aprile 2024

Il teologo: ovvio cacciare il prete. "Ma sui gay il Papa si gioca la faccia"

Piana: ha creato molte aspettative, però sarà l’assemblea a decidere. "Don Charamsa è stato molto coraggioso, ha voluto dare una scossa"

PROF Il teologo Giannino Piana

PROF Il teologo Giannino Piana

«CHARAMSA è stato coraggioso a uscire allo scoperto. Ha provato a scuotere il dibattito sinodale, ma credo che il suo coming out non avrà nessuna conseguenza sull’assemblea. Piuttosto Francesco rischia... Il Papa sui gay in assemblea si gioca letteralmente la faccia». È tutta proiettata sull’assise dei vescovi aperta ieri in Vaticano la riflessione di Giannino Piana, presidente emerito dei teologi morali italiani, sulla vicenda del monsignore omosessuale che ha fatto il giro del mondo.

Perché il caso Charamsa non influenzerà il Sinodo?

«Resta un fatto personale, marginale. Si potrebbe pensare che questa storia possa favorire il fronte conservatore. Può darsi, eppure credo che i vescovi fedeli all’ortodossia non faranno leva sulla confessione del monsignore di Curia per sostenere le loro tesi. Sull’omosessualità hanno argomenti ben più consistenti, condivisibili o meno».

Il Vaticano ha rimosso Charamsa: un provvedimento inevitabile anche per la Chiesa di papa Francesco?

«Quanto accaduto era impossibile che non avvenisse. Stiamo parlando pur sempre di un ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede, segretario aggiunto della Commissione Teologica Internazionale, docente in diversi atenei pontifici. Era tutto già scritto, nonostante questo pontificato abbia creato più di un’aspettativa. Chissà, in prospettiva le cose potrebbero cambiare».

Lei se lo augura?

«La morale cattolica è ancora fortemente condizionata da una visione negativa della sessualità. Tutto ciò ha prodotto un meccanismo perverso di colpa e di autogiustificazione».

Non sono pochi i preti omosessuali che animano chat a sfondo sessuale.

«Il fenomeno è diffuso, infatti. Queste persone, attraverso i forum online, cercano di stabilire rapporti dai risvolti sessuali molto evidenti. Il loro desiderio è quello di così una dimensione che nella vita reale reprimono. C’è molta solitudine in questi comportamenti».

Almeno in termini di linguaggio il Sinodo cambierà qualcosa nel suo approccio pastorale all’omosessualità?

«Non conosco bene l’orientamento dei vescovi che partecipano all’assemblea. Certo è che se non si arriverà a un qualche nuova conclusione in materia, per il Papa sarà una battuta d’arresto notevole. Nella base cattolica e, più in generale, nella società ci sono speranze molto grandi».

Bergoglio rischia di finire in un vicolo cieco?

«Penso proprio di sì. Anche se lui personalmente non può fare più di tanto. Sta impostando in senso collegiale questo suo pontificato. Di conseguenza, se la maggioranza dei vescovi al Sinodo deciderà di mantenere lo status quo, lui potrà solo prenderne atto».

In cuor suo Francesco è aperto alle coppie omosessuali?

«Sul matrimonio gay il suo è un no deciso. Ma allo stesso tempo in lui si avverte un’attenzione alle situazioni soggettive davvero molto marcata».