Pesaro, canone Rai in bolletta. Ma l'abbonamento è disdetto dal '98

Il prof di 95 anni: "Non ho la tv, è una persecuzione"

Glauco Mancini, l'anti-tv

Glauco Mancini, l'anti-tv

PESARO, 24 luglio 2016 - HA 95 ANNI e un’avversione per la televisione. Ha disdetto il suo abbonamento n. 669063 diciotto anni fa, dicendo alla Rai di aver mandato al macero la sua vecchia tv. Tutto bene fino a tre giorni fa, quando il postino gli ha lasciato la bolletta della luce con addebitato il canone tv di 70 euro (la prima rata). Glauco Mancini, pesarese classe 1921, celibe, professore di inglese e francese (ma legge e parla benissimo tedesco, e non ha dimenticato latino e greco), la prende a ridere: «Ai piani alti di via Mazzini non vogliono proprio fare a meno di me».

Ora che farà?

«Dopo aver scritto alla Rai il 24 gennaio ’98 che volevo disfarmi della tv sperando che la presenza di quell’oggetto in casa non fosse qualcosa di irreversibile come una scoliosi, una balbuzie o perché no una gobba, ho pensato di essere a posto. Mi sbagliavo. E adesso sono costretto a pagare».

Paga per evitare grane?

«No, ho letto sul sito Rai che avrei dovuto mandare una disdetta tramite modulo da scaricare entro il 30 giugno per la prima rata ed entro il 31 luglio per la seconda. Per quest’ultima faccio ancora in tempo».

Ma disprezza la tv per un fatto personale?

«La considero una segregazione spirituale. Ti impone di vedere cose che non ti interessano».

È un danno grave?

«Certo, come minimo ci si invecchia per niente».

Non ne ha mai fatto un discorso economico?

«No, al contrario. Sa come sono fatto io? Glielo spiego in un attimo: se lo Stato obbligasse i cittadini ad avere una tv in casa gratis, senza il pagamento di alcun canone, io chiederei di pagare un abbonamento o tassa. La considererei un’imposizione e come tale ne pagherei lo scotto».

Non si è mai chiesto quanta informazione o buon cinema oppure dibattiti su temi di stretto interesse si è perso in questi anni?

«No, non credo di essermi perso nulla di straordinario. Sono certo di aver guadagnato in tempo, in cultura, in spirito. Ho approfondito la lettura di poeti e scrittori, e anche la letteratura tedesca non è più così ostica».

Quando ha capito che poteva vivere senza tv?

«Alla morte di mia sorella, con cui dividevo l’appartamento, 19 anni fa. Era lei l’intestataria dell’abbonamento tv. Per rispetto della sua morte, non ho acceso il televisore per i primi mesi e ho scoperto che potevo farne a meno. È stata come una liberazione».

Qual è il suo contatto col mondo? La radio, i giornali?

«La lettura del giornale non manca mai, ma devo dire che da qualche anno ho scoperto internet, e in particolare Google. È il mondo dei desideri a portata di mano. Mi viene in mente un dettaglio, una frase, una data, un personaggio, e in pochi attimi so tutto».

Ha mai sentito parlare di Facebook?

«Sì, ho aperto da un anno un mio profilo. È emozionante. Mi scrivono miei ex alunni e alunne di tutte le età».

Va bene fare a meno della tv, ma il cinema?

«No, non mi attira. L’ultima volta che ci sono andato è stato per vedere il film ‘Le nevi del Kilimangiaro’ con Gregory Peck. Mi sembra che fosse il 1952».

Lei è celibe professore, ma se avesse avuto una moglie come sarebbe andata con la tv?

«Non sposarmi, anche se per ben quattro volte ho sfiorato l’altare, è stata la mia salvezza».