Giovedì 25 Aprile 2024

Sette italiani su dieci guariscono dal cancro

I dati li ha forniti l'Associazione italiana di oncologia medica. A più del 4,9% della popolazione è stato diagnosticato un tumore

Oncologia (Germogli)

Oncologia (Germogli)

Roma, 29 aprile 2016 - Il 68% degli italiani colpiti dal cancro guariscono. Percentuali che raggiungono il 91% nella prostata e l'87% nel seno, le due neoplasie più diffuse fra gli uomini e le donne. 

Dati che fanno sperare resi noti dall'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), che ricorda come l'impegno degli oncologi si muove su più fronti: da un lato migliorare la consapevolezza dei cittadini sulle regole della prevenzione, perché il 40% dei casi di tumore può essere evitato con uno stile di vita sano (no al fumo, dieta corretta e costante attività fisica), con evidenti risparmi per il sistema sanitario. 

Dall'altro garantire a tutti le terapie più efficaci e l'assistenza migliore, un obiettivo da raggiungere con la creazione immediata di un Fondo Nazionale per l'Oncologia. Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom spiega: "Nel 2015 sono stati stimati 363mila nuovi casi di cancro nel nostro Paese. Il Fondo può essere finanziato con le accise sul tabacco, 1 centesimo in più a sigaretta, per colpire una delle cause del tumore al polmone, tra le forme più diffuse, con circa 41.000 nuove diagnosi registrate nel 2015. Terapie innovative sempre più efficaci consentono ai pazienti di vivere a lungo, in alcuni casi più di 5 anni con una buona qualità di vita, anche se colpiti da patologie particolarmente aggressive come il melanoma avanzato che fino a pochi anni fa era caratterizzato da una sopravvivenza di 6-9 mesi". 

In Italia più del 4,9% della popolazione, cioè oltre 3 milioni di cittadini, convive con una diagnosi di tumore. Di questi circa due milioni persone possono affermare di avere sconfitto la malattia. La dottoressa Stafania Gori: "L'istituzione di un Fondo non deve esimerci dall'obbligo dell'appropriatezza. Sono ancora troppi gli esami impropri, un problema che riguarda in particolare i marcatori tumorali. Questi test sono utilizzati in oncologia da più di 40 anni, ma oggi il loro uso sta diventando eccessivo rispetto al numero dei pazienti oncologici. Perché vengono impiegati a scopo diagnostico in persone non colpite dalla malattia. Nel 2012 sono stati eseguiti oltre 13 milioni di marcatori tumorali a fronte di 2 milioni e 300mila italiani che vivevano dopo la diagnosi (oggi sono più di 3 milioni). La soluzione è rappresentata dalla uniformazione a livello nazionale delle indicazioni per un loro uso appropriato, per questo l'AIOM entro il 2016 presenterà un documento condiviso con la SIBiOC (biochimici clinici) e altre società scientifiche". 

"Data la bassa specificità di quasi tutti i biomarcatori - continua Pinto - l'impiego a scopo diagnostico e durante il follow up comporta un'alta probabilità di incorrere in risultati falsi positivi che, di fronte al numero complessivo di richieste, potrebbe riguardare in Italia ogni anno centinaia di migliaia di persone non affette da tumore, che almeno in parte vengono sottoposte ad ulteriori accertamenti di conferma o esclusione di una possibile neoplasia. L'eccessivo utilizzo di esami in scenari inappropriati rappresenta oggi un problema socio-sanitario complesso. Sono evidenti le conseguenze psicologiche e fisiche sul paziente e pesanti le ricadute sul piano della organizzazione e fruizione dei servizi, quindi anche economiche, che possono far seguito all'impiego di marcatori tumorali, di esami diagnostici di imaging e esami endoscopici prescritti in modo improprio".