'Taxi driver' compie 40 anni. La rabbia di 'Travis' Robert De Niro entrava nel mito

Era l'8 febbraio 1976 quando Martin Scorsese fece uscire nelle sale degli Stati Uniti il film diventati cult

Robert De Niro in Taxi driver

Robert De Niro in Taxi driver

Los Angeles , 8 febbraio 2016  - Era proprio l'8 febbraio 1976 quando uscì nelle sale americane 'Taxi driver'. Uno dei capolavori Martin Scorsese, scritto da Paul Schrader, ed entrato nel mito anche grazie all'interpretazione di un giovane Robert De Niro. 

L'insonne Travis Bickle, il protagonista, le sue notti passate nei più sporchi cinema a luci rosse, le sue paranoie contro tutto e tutti sono gli ingredienti che hanno fatto di questo film un'icona. E una scena su tutte, diventata cult negli anni, che rappresenta bene l'anima del film: quando De Niro davanti allo specchio, armato di pistola, fa capire quanto insana e autodistruttiva sia la sua follia: "Dici a me? Dici a me? ... Ma dici proprio a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui". O anche quando urla "brutti figli di puttana ne ho avuto abbastanza. Ho avuto anche troppa pazienza sfruttatori, ladri, vigliacchi, assassini".

Tre mesi dopo l'uscita del film, arrivava il riconoscimento di Cannes con la Palma d'oro. Poi la candidatura a quattro Oscar come miglior film, attore protagonista per Robert De Niro, attrice non protagonista per Jodie Foster e musiche originali scritte da Bernard Herrmann. Ma l'Academy non capì e la pellicola fu battuta da Rocky

LA STORIA - Travis è un ex marine reduce del Vietnam congedato nel 1973, e un disadattato. Il suo diario riporta le sue pulsioni, i suoi rifugi dell'anima. La visione di film porno in sporchi cinema a luci rosse lo rilassa. Ma lui è soprattutto un tassista notturno, anche per porre rimedio all'insonnia che non gli dà tregua da dopo il Vietnam.

Indimenticabile è Jodie Foster, prostituta bambina, la 13enne Iris, che entra nel suo taxi e nella sua vita per sfuggire allo sfruttatore di turno. Lui la vuole salvare, e sprigiona tutta la sua violenza, la rabbia che era il simbolo dei reduci di guerra di quegli anni.