Giovedì 18 Aprile 2024

Picasso della porta accanto. "Capolavori per tutti"

Da domani a Firenze la modernità spagnola

Ritratto di Dora Maar di Picasso (Ansa)

Ritratto di Dora Maar di Picasso (Ansa)

Letizia Cini

FIRENZE, 19 settembre 2014 - «CIÒ che mi sta a cuore è che il mio quadro sprigioni emozioni e null’altro». Le parole pronunciate da Pablo Picasso nel 1937 risuonano come una rassicurazione anche per i non addetti ai lavori. Un invito a godere di una mostra costata un anno di lavoro agli organizzatori e una vita di studi al suo curatore, Eugenio Carmona, docente di storia dell’arte all’università di Malaga. Sempre lui ha curato nel 2011 a Palazzo Strozzi, la rassegna dedicata alla produzione giovanile di Picasso, Mirò e Dalì.

Un ritorno, professor Carmona: come deve approcciarsi il visitatore per affrontare le oltre 90 opere da lei scelte per dar vita a “Picasso e la modernità spagnola”? «I prestiti arrivati a Palazzo Strozzi dal museo Reina Sofía di Madrid (solo perché è Palazzo Strozzi e ci troviamo a Firenze), rappresentano un’ampia selezione di lavori del grande maestro dell’arte moderna. Ma propone anche tele di altri pittori spagnoli, analizzando un arco temporale che va dal 1910 al 1963».

Con quale obiettivo? «Riflettere sull’influenza di Picasso e sul confronto con artisti del calibro di Miró, Dalí, Juan Gris, Maria Blanchard, Julio González: l’arte che riflette sull’arte e sul rapporto tra realtà e surrealtà, l’impegno dell’artista nella tragedia storica e l’emergere del mostro dal volto umano.

Un contenuto così importante non spaventerà il pubblico?  «Qui torna buona la frase di Pablo Picasso riportata nella nona ed ultima sezione della mostra, che starebbe bene anche all’inizio del percorso: le opere del maestro catalano parlano dell’essere umano, provocando emozione». 

Quindi? «Basta guardarle con la mente libera, in completo relax, lasciandosi avvolgere dalla bellezza di capolavori come la “Testa di donna”, il “Ritratto di Dora Maar” (per molti aspetti una sintesi di tutta l’esperienza picassiana fino a quel momento), per la prima volta esposto in Italia, “Il pittore e la modella”, l’inquietante la “Testa di cavallo di Picasso e i tanti disegni, incisioni e dipinti preparatori per il grande capolavoro “Guernica”, molti dei quali mai usciti dalla Spagna».

Il tentativo non è solo spiegare l’influenza di Picasso sull’arte moderna spagnola, ma anche presentare le novità che ha portato al panorama artistico internazionale? «Esattamente. E per farlo abbiamo portato a Firenze capolavori immensi di altri artisti, come “Siurana, il sentiero” di Miró e l’“Arlecchino” di Dalí, ma anche dipinti meno noti di Julio González e Luis Fernández, pittori che allora risiedevano a Parigi».

Picasso e la donna, una magnifica ossessione, tanto che le due diverse versioni de “L’artista e la modella” di Picasso (realizzate nel 1963 e nel 1973) aprono e chiudono l’esposizione fiorentina: perché professore? «Cosa poteva esserci di più rappresentativo della metafora del desiderio erotico come fonte privilegiata di creazione e visione del mondo?». [email protected]