Mercoledì 24 Aprile 2024

"Paoli? Preferisco Sting". Ornella, 80 anni di jazz

La Vanoni festeggia con un cd e sogna un duetto

L'appuntamento - Ornella Vanoni

L'appuntamento - Ornella Vanoni

Marco Mangiarotti

«SONO STUFA di parlare di Ornella. Non mi sopporto più. A Venezia piove, sono stanca e devo trovare un posto dove sedere». Sorride. «Poi sei arrivato per ultimo, ho passato tutta la giornata di ieri a parlare dei miei 80 anni... Sono esausta ma contenta di essere ancora in giro». Se non cadesse la pioggia, se non cadesse la linea, se il negozio che era andata a cercare non fosse chiuso di sabato, Ornella Vanoni sarebbe di umore agrodolce. Oggi è il suo compleanno ed esce un cofanetto antologico, “Più di me più di te più di tutto”. Briciole preziose di una signora alto borghese e alto pensante, testimone di una città che profumava di libri, spartiti e industria culturale. Molto più di una brava attrice e di una mitica cantante.

Forse hai già detto tutto nel libro “Una bellissima ragazza” e nel docu-film “Ricetta di donna”

«Sono nata il 22 settembre 1934 alla clinica Città di Milano. Il mio primo ricordo è che quando andavo a letto volevo che le lenzuola fossero tese tese, facevo un buchino e scivolavo dentro come un verme. Così il letto era perfetto. La mia prima nevrosi, probabilmente».

Il sapore che hai subito amato? «Pane, burro, zucchero. E pane, olio, sale. Quando erano la nostra merenda».

Che bimba eri? «Sempre di buon umore. Mia mamma mi portava al Sant’Ambroeus, la pasticceria e caffetteria più chic del centro, e mi diceva: “Saluta!”. Io, dispettosa, auguravo “Buona Pasqua!” a luglio».

I primi suoni che ricordi? «Era l’anteguerra e faceva, in spagnolo, “Limon Limonero”. Il disco a 78 giri girava veloce sul grammofono a manovella per morire poi di lenta e stonata agonia».

Adesso cosa ti piace cantare? «Le mie canzoni e quelle degli amici cantautori. Paoli, Tenco, i brasiliani Chico Buarque, Vinicius De Moraes. Il repertorio di Chet Baker. In futuro vorrei fare concerti jazz, ma devo studiare. Per fare le cose come dio comanda. Mi piacerebbe un duetto con Sting. Intanto, a fine ottobre, ripartiamo con lo spettacolo “Un filo di trucco, un filo di tacco”. Dopo, sei mesi di vacanza e nuovi progetti, non so stare ferma nelle mie mutande».

Come va il compleanno? «Sono stanca di raccontare Giorgio Strehler, il Piccolo Teatro, le canzoni della mala. Come sta Gino? Chiedetelo a Paoli! Siamo nati a poche ore di distanza, ma diversissimi. Lui pieno di difetti. E non lo trovavo mai».

Ma è il grande amore della vita, parole tue. «Gli voglio bene, ma preferisco parlare dei miei nipoti, Camilla che ha finito il liceo e Matteo che vuole fare il barman (è perfetto!). Quando ero sola in vacanza a Ischia, giocavo a dadi col barman. Molte confidenze e un sacco di bottiglie di champagne».

Che libro hai in valigia? «Le poesie di Baudelaire. Il mio non lo trovavo più, l’ho visto a un mercatino e l’ho ripreso».

Cosa hai salvato, nell’ultimo trasloco, di Hugo Pratt? «Tutto. E i disegni in cui sono stata sua modella a Venezia. È stato molto importante per me».

Stai girando il film “Ma che bella sorpresa”, diretto da Alessandro Genovese. «Sono la moglie di Pozzetto e la mamma di Bisio. Mi diverto sul set».

La politica? «Sono preoccupata per l’Italia, l’Europa, il Mondo. Ma non la seguo più. Non c’è dialogo e sono ignoranti: non leggono. Non mi può interessare quello che dicono. Parole, parole, parole. È solo un teatro recitato male in tv».