Lenny Kravitz spegne 50 candeline. Nuovo album e ritorno al rock'n'roll

Il cantante e compositore torna con Strut. E l'atmosfera è rock

Lenny Kravitz in Strut

Lenny Kravitz in Strut

New York, 8 ottobre 2014 - Festeggiare 50 anni (e bene) con un album. Un disco che torna agli istinti primordiali, al desiderio in tutte le sue sfaccettature. E che trova nel rock'n'roll lo sbocco naturale per la sua migliore espressione. Strut è il nuovo lavoro di Lenny Kravitz, cantante, autore e produttore, che nella sua carriera ha macinato un successo dietro l'altro. Il suo linguaggio pop, mai slegato da sonorità rock, soul e funky, gli ha fatto vendere quasi quaranta milioni di copie. Con Strut (Roxie/Kobalt con distribuzione Self) Kravitz torna a suoni più autentici. Le canzoni del disco d'altra parte sono nate mentre Kravitz girava la propria parte nel film in The Hunger Games: la ragazza di fuoco. I lunghi giorni di riprese hanno costretto il musicista a cercare un modo per tenersi occupato.  

"Questo album mi ha fatto comprendere di nuovo cos'è che amo così tanto della musica - dice Lenny Kravitz -. E' vero disco di rock'n'roll, è crudo, ha un'anima grande e l'ho composto molto velocemente". Nel giro di un paio di settimane aveva già composto la struttura delle canzoni che sono diventate Strut. Al termine delle riprese,  Kravitz è tornato nella sua casa alle Bahamas per cominciare le registrazioni.  Ha dato il nome a ogni canzone prima di scriverne il testo, basandosi solamente sull'impressione che ha ricevuto registrando le prima tracce.  Ha scritto i testi per farli corrispondere ai titoli originali, e in alcuni casi, come per Frankenstein, è stato particolarmente difficile  ("Era un personaggio adorabile, ma era anche un mostro - una perfetta metafora dell'amore incompreso").

Anche Happy Birthday, che è nata come un esuberante addio è finito per diventare un augurio. « Non volevo essere negativo, e ho deciso di scrivere una nuova canzone di buon compleanno. Voglio dire, Stevie Wonder aveva la sua, e i Betales avevano la loro. Ecco la mia».  Ma è il suono, con ispirazioni importanti a partire da Prince  e gli Stones e mixato da un gigante del settore come Bob Clearmountain, che fa la differenza. A partire da Sex, un funky rock da ascoltare a tutto volume così come New York City dove l'atmosfera glam dei tardi '70 si fa attuale. Per passare al rock autentico del brano che dà il titolo all'album e di Dirty White Boots e a un omaggio doveroso al soul come I Never Want To Ley You Down e a un grande del genere come Smokey Robinson presentando nel finale la classica Oh Baby Baby.

Michele Manzotti

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