Martedì 23 Aprile 2024

"Chiamatemi Francesco". Il film sul papa ha già fatto il primo miracolo

Esce il 3 dicembre al cinema il film che narra la vita di Jorge Bergoglio. Il regista è Daniele Luchetti: "Io, laico, ho vacillato più volte. Facendo questo film molte delle mie idee si sono trasformate".

Rodrigo della Serna, protagonista di "Chiamatemi Francesco"

Rodrigo della Serna, protagonista di "Chiamatemi Francesco"

Roma, 26 novembre 2015 - Dovrà vedersela con "Moby Dick" di Ron Howard e "Regression" di Alejandro Amenabar ma c'è da scommettere che anche stavolta Papa Francesco saprà regalare delle sorprese. La sfida è quella cinematografica del 3 dicembre, giorno di uscita del film di Daniele Luchetti (con Rodrigo De La Serna e Sergio Hernandez, prodotto dalla Taoduefilm di Pietro Valsecchi e distribuito da Medusa) che narra la vita di Jorge Bergoglio. Il titolo "Chiamatemi Francesco - Il Papa della gente" è già un programma: rappresenta il racconto accorato e intimo della vocazione e formazione del pontefice, dalla giovinezza in seno a una famiglia di immigrati italiani, passando per gli anni terribili della dittatura militare cilena, fino all'esperienza con i poveri del 'Barrio 31' di Buenos Aires e l'elezione al soglio di Pietro, il 13 marzo 2013.

Ma se il miracolo al botteghino è ancora tutto da dimostrare, un primo, piccolo miracolo Papa Francesco l'ha già fatto. E' lo stesso regista, Daniele Luchetti a raccontarlo in un'intervista: "Io, laico, ho vacillato più volte. Facendo questo film molte delle mie idee si sono trasformate. Tutto è passato più attraverso il cuore che la testa". "Ho trovato delle persone eccezionali - ha detto il regista - sia tra i preti di strada che tra i vescovi di Buenos Aires: mi hanno fatto capire come in certi momenti l'idea di far bene generi allegria e gioia. Io stesso, quando sono stato in queste periferie, in queste favelas dell'Argentina chiamate le 'vicias', cioè le ville, ho ricevuto qualcosa di enorme. Entri dentro queste favelas e la prima cosa che vedi sono bambini che giocano in strada che ti sorridono, ti abbracciano e pensi 'che bello', poi osservi meglio e capisci che non sono a scuola, che spesso sono stati abbandonati, in alcuni casi abusati. E' un abuso anche l'abbandono scolastico: chi si occupa di questo? Si occupa in prima linea la Chiesa". Questa realtà, ha sottolineato Luchetti, "la conoscevo ma non l'avevo mai toccata con mano, quando la vedi di persona è un'altra cosa. Quando entri in parrocchie dove si piangono le vittime della criminalità o i morti della dittatura e nel cortile ci sono ragazzi che si baciano e vivono come dovrebbero vivere degli adolescenti normali, capisci che sono in una zona protetta che li accoglie. E questo è merito della Chiesa".

Un viaggio nella vita del Papa che ha portato Luchetti a incontrare molte persone e raccogliere numerose testimonianze dirette. "Ma ho capito - racconta il regista - di aver trovato la chiave del film solo quando una di queste persone mi  ha detto: 'Jorge è stato un uomo preoccupato per tutta la vita'". La preoccupazione del regista, invece, era quella di non fare "un santino", un racconto agiografico che troppo avrebbe tolto alla dimensione meravigliosamente umana del pontefice. "E nella narrazione - ha voluto precisare il regista - non entrano le voci di quelli che più volte mi hanno avvicinato dicendomi: 'Bergoglio era implicato nella dittatura'".

Il film sarà presentato il 1 dicembre in un anteprima speciale, nella Sala Nervi in Vaticano. Incerta la presenza del Papa. Monsignor Guillermo Karcher, cerimoniere pontificio, ha potuto vedere la pellicola in anteprima e ha definito il racconto "veritiero". "Chiamatemi Francesco" avrà anche una versione per la tv in 4 puntate da 50 minuti che andrà in onda su Canale 5 tra un anno e mezzo. Sta per essere venduto in 40 paesi del mondo sia nella versione per il cinema che per la tv.