Fabi, Gazzè e Silvestri, disco a sei mani

"Il padrone della festa" è il titolo del nuovo lavoro inciso dai tre cantautori romani di Michele Manzotti

Il trio Gazzè, Silvestri e Fabi (Ansa)

Il trio Gazzè, Silvestri e Fabi (Ansa)

Roma, 30 settembre 2014 - Sei mani che imbracciano strumenti e che scrivono canzoni. Oggi queste sei mani, che si sono strette in tante occasioni con collaborazioni in dischi e nelle esibizioni dal vivo, sono unite in un progetto sfociato in un album. Il padrone della festa è il lavoro appena uscito per Sony/Universal di Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè, tre amici musicisti che si sono conosciuti da ventenni e che oggi da professionisti affermati hanno unito le forze per portare poi le canzoni del disco in un tour che partirà dalla Germania alla fine di questo mese per toccare l'Italia a novembre.  Per dare forma al loro progetto, nato dopo un viaggio insieme in Sud Sudan poche settimane prima che riprendesse la guerra civile, Fabi, Silvestri e Gazzè hanno messo da parte le loro carriere soliste mettendo insieme dodici tracce. I loro stili diversi si sono rivelati complementari presentando brani in cui, come ha detto Fabi durante la presentazione «non ci si deve aspettare un prodotto che sia la somma di quello che sappiamo fare. Non siamo la somma di tre, ma un grande Uno. La sintonia tra noi c'è sempre stata e sicuramente avremmo potuto decidere di farlo prima. Ma non è casuale esserci arrivati ora». «Un'idea azzardata metterci insieme, una scelta anacronistica anche fare un disco - ha aggiunto Silvestri -. La considero una scommessa vinta».  «Ci siamo voluti sperimentare - è il parere di  Gazzè -. Venti anni fa sarebbe stato più difficile». Abituati a calcare i palcoscenici di manifestazioni popolari come Sanremo e di quelle più raccolte e cantautoriali quali il Premio Ciampi, i tre hanno sintetizzato i loro  linguaggi incastrando sia gli elementi compositivi sia quelli relativi all'esecuzione.  Gli stili chitarristici di Fabi e Silvestri uniti al basso di Gazzè e le armonie vocali essenziali, ma eleganti sono evidenti già nell'iniziale Alzo le mani, in Come mi pare e in L'avversario dal sapore rock. I testi, molto curati, sono particolarmente interessanti in Arsenico e Il dio delle piccole cose (il cui testo è cofirmato da Gae Capitano, vincitore del Premio Lunezia 2012). Le ballate come L'amore non esiste  e Zona Cesarini rivelano (o confermano) la forte vocazione melodica dei tre, che assume connotati ancora più evidenti nel brano finale che dà il titolo all'album. Un disco che non deluderà i fans abituali dei tre musicisti, con lo scopo di attrarre anche nuovi ascoltatori che cercano nella musica l’onestà di intenti.  

 

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