Mercoledì 24 Aprile 2024

Stefano Bollani torna su disco: "Registrato tutto in un giorno a New York"

Nuova incisione del pianista italiano per l'etichetta Ecm. Ad accompagnarlo un quintetto inedito

Da sin. Morten Lund, Bill Frisell, Stefano Bollani, Jesper Bodilsen e Mark Turner (Paolo Soriani)

Da sin. Morten Lund, Bill Frisell, Stefano Bollani, Jesper Bodilsen e Mark Turner (Paolo Soriani)

Monaco di Baviera, 3 settembre 2014 - Dai palcoscenici di tutto il mondo alla dimensione disco. Un fatto naturale per Stefano Bollani, pianista italiano che grazie al suo talento spazia tra molte collaborazioni e progetti jazz e momenti classici. Per l'etichetta Ecm del produttore Manfred Eicher è appena uscito 'Joy In Spite Of Everything', un album di nove tracce composte dallo stesso Bollani, al centro di una formazione inedita con Mark Turner al sax tenore, Bill Frisell alla chitarra, Jesper Bodilsen al contrabbasso e Morden Lund alla batteria. Del disco pubblicato dall'etichetta di Monaco di Baviera (distribuita in Italia da Ducale) ne parliamo con lo stesso Bollani.

Il quintetto è stata una sua idea oppure c'è stato qualche suggerimento da parte di Eicher? E' curioso notare due solisti anglosassoni e due scandinavi...

“La scelta dei musicisti per questo progetto è stata esclusivamente mia, senza tenere conto di provenienze geografiche. Piuttosto c'è una suddivisione tra strumentisti con cui collaboro abitualmente (Bodilsen e Lund) e altri come Turner e Frisell. Con quest'ultimo è stata la prima volta in cui abbiamo suonato insieme”.

Nei suoi concerti lei tende a inserire degli elementi spettacolari, mentre in questo disco sembra ritrovare un'atmosfera quasi di musica da camera...

"Lo ritengo inevitabile. Nel concerto dal vivo vedo e sento il pubblico, quindi sono portato naturalmente a essere estroverso. Quando incido un disco sono più attento ai dettagli pensando che poi avrà tante persone che lo ascolteranno in un secondo momento. Dovrei forse immaginare anche un pubblico che si mette a ridere, ma sono nati elementi di comicità e divertimento con gli altri strumentisti. Passaggi che un musicista riesce a cogliere".

Da alcuni momenti del disco sembra ispirato dal bebop, è un'impressione corretta?

"Guardo abitualmente agli stili del passato. Se un ascoltatore ci trova spunti di bebop mi fa molto piacere. Ritengo che ognuno possa trovare elementi diversi".

Quanto tempo è durato il periodo di registrazione?

"Ho scritto nel giro di nove mesi queste composizioni programmando l'incisione a New York in due giorni nel giugno del 2013. Nessuno dei musicisti aveva ricevuto spartito, nemmeno Bodilsen con il quale suonavo in quel periodo. Tutti avrebbero trovato in studio le musiche da affrontare a prima vista ed ero comunque convinto della grande capacità di lettura di ognuno di loro. Abbiamo inciso tutto in un solo giorno, con il secondo dedicato ad ascoltare la registrazione".

Il missaggio è stato curato da lei, Eicher e il suo ingegnere del suono Stefano Amerio. Ci sono state visioni diverse sul suono conclusivo?

"Può sembrare strano: non solo non abbiamo avuto un momento di discussione, ma anche la scaletta è andata subito benissimo. Ho un mio parere, che penso sia condiviso da Eicher e Amerio: l'eccellente lavoro svolto in sede in incisione da James Farber. Nel mio iPhone ho ancora le tracce mandate da lui e non sento il bisogno di sostituirle con quelle del disco finito".