Sabato 20 Aprile 2024

Benigni e i Dieci comandamenti: "Non rubare? Dio lo ha scritto per noi italiani"

Seconda sera della speciale rilettura dei del comico e regista toscano. Battute e riflessioni sull'attualità. "Forse ho esagerato, c'è chi vuole darmi l'otto per mille"

Roberto Benigni

Roberto Benigni

Roma, 16 dicembre 2014 -  "Grazie per ieri sera, quasi 10 milioni di spettatori è un numero di persone enorme inaspettato per temi come Dio, l'anima, l'aldilà, l'infinito". Roberto Benigni ha aperto così la seconda serata speciale su Rai1 dedicata alla sua particolare rilettura dei Dieci Comandamenti. Il regista e attore toscano è partito dai notevoli dati di ascolto del giorno precedente: 9,1 milioni e share del 33,23%. 

"Fa impressione essere abbracciati da 10 milioni di persone: vorrei ringraziarvi tutto ad uno ad uno, mandarvi una rota, un mazzo di fiori, 80 euro", ha detto. "Forse ho esagerato un po', la gente oggi mi ha fermato: chi si voleva confessare, chi mi ha chiesto se ero libero per un battesimo, c'è gente che vuole destinarmi l'otto per mille addirittura, un altro mi ha chiesto l'indirizzo della parrocchia o mi ha prenotato per la messa di Natale. Non è un Natale facile quest'anno: in tanti rimangono a casa, altri sono ai domiciliari", ha ironizzato il premio Oscar.

"Non è un Natale facile questo, c'è chi rimane a casa, altri sono ai domiciliari...", ha proseguito Benigni, che non si è fatto sfuggire l'occasione televisiva per fare dell'ironia sullle vicende di questi giorni ricorrendo a un'altra delle sue battute fulminanti. Poi un lungo e appassionato invito a onorare i genitori, il che "non vol dire esserne schiavi, significa prendersi cura di loro, soprattutto quando sono più fragili, quando sono avanti con gli anni, quando diventano bambini e noi i loro genitori". 

"Il diavolo è un ottimista se pensa di poter peggiorare l'uomo...", ha detto poi nell'illustrare il quinto comandamento, 'non uccidere', e sottolineare quanto male l'essere umano sia capace di fare. Applausi alla battuta che ha accompagnato il sesto che una volta recitava "non commettere atti impuri" e ora, invece, è "non fare adulterio". La castità è una "virtù che i preti si tramandano di padre in figlio...", ha scherzato l'attore e regista toscano. "Si cercava di obbedire al comandamento, poi a 18-19 anni vengo a scoprire che quel comandamento se l'era inventato la Chiesa, non c'era nella Bibbia. Roba da fare causa alla Chiesa, roba da class action...". 

"Non rubare", il settimo comandamento, "è un comandamento per noi italiani. E' un comandamento ad personam, pare che Dio l'abbia scritto direttamente in italiano", ha proseguito Benigni. "Sembra che con questo, Dio ci ha riservato un trattamento di favore, e a Mosè ;che gli chiedeva perché l'ha scritto in italiano ha risposto 'so io Mosè perché, lo capirai tra tanto tempo'". Benigni ha aggiunto "sembra proprio che Dio si rivolga a noi nella nostra lingua, e così come ci ha donato le Alpi, il mare, ci ha dato un comandamento tutto per noi. Questo li stacca tutti, nel mondo". E qui il comico toscano è tornato a ricordare le vicende del nostro Paese. "A volte c'è stima per il ladro, vengono anche applauditi, e quelli che rubano non si vergonano più, nemmeno se gli dici 'ladro', che è infamante. Quando li prendono si vergonano perché si sono fatti beccare e non perché hanno rubato". E poi - ha aggiunto - c'è sempre una giustificazione. Ci sono "grandi uomini d'affari, grandi manager che sono lì a studiare dalla mattina alla sera come rubare. Hanno gli autisti, le segretarie, e quelli che si fanno corrompore sono moltissimi. Si rimane incredubli che lo facciano per pochi soldi, lo abbiamo visto in questi giorni, pochi euro al mese". Benigni ha detto quindi che "ogni riforma dovrebbe avere come norma fondamentale il settimo comandamento: non rubare, e la condizione dev'essere la restituzione dei soldi". Quindi il riferimento ironico alle misure del governo contro la corruzione: "Ora il governo si appresta a fare questo, il ladro deve restituire i soldi. Ma prima non c'era questa cosa? Io sono rimasto a bocca aperta quando ho sentito che da ora in poio si deve restituire quanto rubato. Che idea straordinaria, ma prima non era venuta a nessuno?". Benigni ha sottolineato anche che "a noi italiani piace rubare a noi stessi, quanto ci piace...Rubare alla collettività è un piacere. Pensate ai falsi invalidi, a quelli che si fanno timbrare il cartellino, agli evasori fiscali".

"Chi non lavora è umiliato, anche questo è rubare - ha continuato Roberto Benigni -. Come pure organizzare il lavoro con orari impossibili, forsennati... si toglie il respiro alla gente, la forza di un progetto, la speranza". Questo è "rubare la vita, non si è liberi di vivere. L'uomo piu' ricco del mondo è quello che possiede se stesso. C'è l'illusione che avere significhi valere. La Bibbia insegna altro, insegna che è gloriosa la generosità, è gloriosa la libertà, è gloriosa l'onestà, è gloriosa la vita".

Infine "non desiderare la roba d'altri, la vita d'altri". "Quando non si controlla più l'invidia, la bramosia, desiderare la roba degli altri è la negazione del senso della vita", ha detto Benigni, che ha concluso spiegando che il precetto che racchiude in sé tutti gli altri è "ama il prossimo tuo come te stesso". "Amarsi - ha sottolineato l'attore e regista - è il problema fondamentale dell'umanità. Non ci rimane molto tempo, affrettiamoci ad amare, amiamo sempre troppo poco e troppo tardi, perché al tramonto della vita saremo giudicati sull'amore". E "al tramonto della vita saremo giudicati sull'amore - ha detto con trasporto -. Non c'è emozione piu' grande del sentirsi innamorati. Amore combacia con felicità: cercatela tutti i giorni". E infine l'invito a non avere paura di morire ("è più rischioso nascere che morire"). "Non abbiate paura di morire, ma di non cominciare mai a vivere davvero. È qui l'eternità. Dobbiamo dire sì alla vita, inginocchiarci davanti all'esistenza", ha detto prima di chiudere con una citazione di Walt Whitman.