Venerdì 19 Aprile 2024

L'ANNIVERSARIO / Il miracolo che unificò l'Italia. Solo otto anni per tutta l'Autosole

Ottocento chilometri a tempo di record quando il Paese funzionava

Autosole, uno scooterista in autostrada (Ansa)

Autosole, uno scooterista in autostrada (Ansa)

Rita Bartolomei

BOLOGNA, 2 ottobre 2014 - TOTÒ E PEPPINO la buttavano in ridere, ironizzando sulle incursioni dei politici: «Il nonno l’autostrada la vuole troppo lunga. Per farla così lunga bisognerebbe spostare il paese. Vi conviene a voi spostare il paese?». Dialoghi surreali — ma non troppo — dal film che fa la parodia alla dolce vita, è il 1961. Tre anni dopo, l’Autosole Milano-Napoli è finita, la prima pietra era stata posata nel 56. A inaugurarla il capo dello Stato, Antonio Segni. Le foto dell’epoca ci mostrano la Lancia Flaminia presidenziale che apre il corteo delle autorità, sono stati appena completati gli ultimi 41 chilometri tra Chiusi e Orvieto. È il 4 ottobre del 64. Decenni di discussioni ma appena otto anni di lavori. Un record. 

IL PAESE ha fretta di crescere e chiede una benedizione speciale al suo santo patrono, San Francesco. Fine delle dispute. E nessuno si ricorda nemmeno più della leggendaria curva Fanfani, sì quella che sarebbe stata tracciata con la matita rossa dal premier per avvicinare l’Autosole alla sua Arezzo. «La più diretta e moderna via di traffico e di prosperità economica», scandisce bene al microfono il presidente del Consiglio inaugurando il pezzo più complicato dell’opera, l’attraversamento dell’Appennino tra Bologna e Firenze. È il 3 dicembre del 60. Tra Milano e Napoli si litigò per il tracciato — a colpi di convegni — ma ci fu la corsa anche ai caselli. Vi siete mai chiesti come mai a Roncobilaccio, sul valico di Venditti e della sua ‘Bomba o non bomba’, cercate l’uscita e vi trovate in mezzo alle pompe di benzina? Perché proprio lì si giocò una battaglia di campanili. Già deciso il casello di Pian del Voglio, l’altro venne cancellato e poi recuperato all’ultimo, nel 1961. Ma il colpo di scena, almeno nella ricostruzione di Luciano Righetti — ‘L’autostrada transappenninica Bologna-Firenze’ — si deve più al cantiere del reattore Pec che al santuario di Bocca di Rio. Anche se per la gente ha vinto la Madonnina dei miracoli. La Milano-Napoli è un segnale di modernità, l’Italia è unita dai caselli. Cambia il vocabolario. Con il tempo, le famiglie scopriranno il bello e il brutto di esodo e controesodo. 

GRANDE opera di ingegneria civile ma non solo, l’Autosole. Viadotti e soluzioni ardite che finiscono esposte al Moma di New York. L’Italia fa un po’ l’americana e l’America l’accoglie a braccia aperte. L’A1 cambia la storia nazionale. Fa sognare. ‘Strada dritta’, per dirla con il titolo del romanzo che le ha dedicato Francesco Pinto. Sette ore di viaggio da Nord a Sud contro i due giorni di prima. Segno e sogno di benessere, in un Paese che compra le utilitarie a rate e si lancia.  Sono gli anni della 500 e della 600. Prima di scoprire le ferie, gli italiani vanno in gita sui cantieri dell’Autosole e si scattano le foto davanti ai viadotti in costruzione, nelle pause lasciate dagli operai acrobati. Sentono che arriva il cambiamento, vogliono esserci e lasciare quel ricordo ai nipoti. E nei giornali del 5 ottobre 64 l’Iri compra paginate di pubblicità per ricordare a tutti «un altro impegno mantenuto. In anticipo sulla data fissata». Sembrano cronache dall’altro mondo.