Mercoledì 24 Aprile 2024

Allevi piano e forte. E' il potere dell'amore

Il compositore pubblica il nuo nono album: 'Love"

Il nuovo album di Allevi (Ansa)

Il nuovo album di Allevi (Ansa)

Marco Mangiarotti

Milano, 21 gennaio 2015 - LOVE. Il ventaglio dei sentimenti si apre dall’introspezione al viaggio, la riflessione alla passione. L’album che Giovanni Allevi, dopo aver lavorato alla selezione delle Giovani Proposte, presenterà nel prossimo Sanremo. Pianoforte solo, un ritorno allo strumento madre e padre di ogni altra esperienza, dagli spartiti sinfonici di “Sunrise” al Concerto per Violino e Orchestra in Fa minore. Tredici tracce, scritte in ogni parte del mondo, dove cambia il linguaggio ma comanda la melodia. «Che è stata al centro anche della mia esperienza con i Giovani di Sanremo. Molto interessante nell’ascolto e nella lettura dei testi perché sono il megafono del presente. La qualità sta nella sincerità, la ricerca che più mi ha colpito, anche con intervalli inusuali, nella melodia». 

LA RAGIONE D’ESSERE dell’artista. «La nostra cultura identitaria è nella melodia, che le scuole del Novecento hanno cancellato, dalla Dodecafonica in poi. La mia ribellione e la mia ricerca è nello sfidare il linguaggio classico in campo aperto, grazie alla totale libertà che il mio pubblico mi consegna: mi segue, si fida, si emoziona. Love significa metterci il cuore, lasciando nel cassetto ogni sovrastruttura ideologica o accademica». Cavalcare l’onda emotiva delle modulazioni di un pianoforte, «recuperando la musica barocca e la forma della sonata, in cui i temi si intersecano e si scontrano per vivificarsi. Questo porta alla circolarità della composizione e all’ellisse del racconto. Essendo perennemente esaurito, chiedo alla musica di strutturarmi, di portarmi via». Registrato al SAE Institute di Milano, polo universitario all’avanguardia in Europa, “Love” è stato anche un’esperienza sonora intorno al Bosendorfer Imperial. La scrittura può essere ovunque, «in una camera d’albergo di Kanazawa, in Giappone (“Yuzen”) o nel gelo di un camerino della Carnegie Hall, a New York (“It Doesn’t Work”). Può essere ispirata dalla musica antica (“Amor sacro”) o dall’asteroide che mi è stato dedicato». Una semplice dichiarazione d’amore (“Loving you”, il sentimento quotidiano (“Come with me”), la passione fisica di “Lovers”, dove si scontrano le due mani e i due lati della tastiera. Le emozioni diverse di “Asian Eyes”. L’ambito più privato e domestico di “My family”, “La stanza dei giochi”, “Sweetie pie”. “L’Albatros” da una poesia di Baudelaire, psicanalitico è invece “The other side of me”. 

POI PARLA di quel che ha visto e capito in Giappone, «nei romanzi, nel cinema, anche nei fumetti manga: hanno un’anima (Paperino un cuore). Il cinema di animazione di Miyazaki. Penso agli adolescenti della generazione Otaku, che vive isolata nella propria stanza, in un mondo parallelo popolato da manga e videogiochi».  Segue tour europeo, dal 27 febbraio, partenza alla Cadogan Hall di Londra, poi Bruxelles, Parigi, Zurigo, Berna, Barcelona, Lugano e dal 27 marzo l’Italia (Roma, Auditorium Conciliazione).