LE INCHIESTE DI Q.NET / Vite da sogno o falsi virtuali? Sul web impazzano i bugiardi

Nell’era 2.0 per trovare informazioni utili a costruirsi un'esistenza virtuale basta rivolgersi a Google o a Wikipedia. Con Google Maps possiamo vedere in modo realistico posti in cui non siamo mai stati, mentre Instagram e Pinterest ci regalano ‘cartoline di viaggio’ degne dei migliori fotografi INTERVISTA ALL'ESPERTO: "PIU' RELAZIONI TRA LE PERSONE MA OCCHIO AI RISCHI"

Foto Facebook

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Roma, 10 ottobre 2014 - Quante volte siamo caduti nella trappola dei bugiardi della rete? Sui social in molti vantano milioni di amici, ma spesso il weekend lo passano tristemente in casa. Proviamo invidia davanti a foto di spiagge da urlo, quando magari dietro a quelle acque cristalline, rese così dai filtri-alteratori di Instagram, ci sono ore di code chilometriche in autostrada o allo sportello ‘bagagli smarriti’. E ancora, piatti succulenti degni di Masterchef, ma che magari non sono altro che tristi avanzi del pranzo del giorno prima. Ogni volta che apriamo Facebook, che leggiamo stati sensazionali e vediamo foto quasi troppo perfette per essere vere, crediamo che la vita grigia e piena di imperfezioni sia soltanto la nostra. Ma è davvero così?

Confezionare un’esistenza virtuale non è poi così difficile. Nell’era 2.0 per trovare informazioni basta rivolgersi a Google o alla sapiente Wikipedia. Con Google Maps possiamo vedere in modo realistico posti in cui non siamo mai stati, mentre Instagram e Pinterest ci regalano ‘cartoline di viaggio’ degne dei migliori fotografi.

Un esperimento ben riuscito è quello messo in atto da una venticinquenne olandese, Zilla van der Born (FOTO). La ragazza ha fatto credere per cinque settimane ad amici e parenti di essere stata in vacanza in Thailandia. Le foto delle spiagge bianche, lo snorkling nell’acqua cristallina di Phuket e i selfie con i monaci buddisti pubblicate sul profilo Facebook di Zilla erano però rigorosamente falsi. La giovane olandese ha semplicemente viaggiato con la fantasia. Anzi con Photoshop. Cosa l’ha portata ad architettare questa messa in scena? Un progetto universitario, sicuramente ben fatto. Nella ‘rete’ di Zilla ci sono cascati tutti: dai genitori che l’avevano accompagnata in aeroporto, agli amici con cui scambiava telefonate notturne via Skype. Infine un po’ di ingegno e un sapiente uso di Photoshop hanno fatto il resto. 

“L'ho fatto per dimostrare alle persone che filtriamo e manipoliamo quello che facciamo vedere nei social network", ha raccontato la ragazza. "In questo modo - ha spiegato -creiamo un mondo ideale online che la realtà non può soddisfare. Il mio obiettivo era dimostrare quanto sia facile e comune distorcere la realtà".

Ma che le lenti dei social network siano deformanti lo hanno pensato tutti almeno una volta. Agli occhi dei social la vita degli altri appare sempre perfetta, come nei film. Ma è così? E’ quello che si è chiesto Shaun Higton nella realizzazione del cortometraggio “What’s on your mind” (GUARDA), in cui ha raccontato le contraddizioni tra la nostra vita reale e quella online. Un licenziamento diventa l’occasione per scrivere: “Ho deciso, seguo i miei sogni”, mentre un selfie solitario con una bottiglia in mano si trasforma nella regina delle serate.

Passiamo ore e ore a filtrare informazioni, a pensare cosa condividere e cosa no per rendere la nostra immagine agli occhi degli altri il più avvincente possibile, alimentati da una corsa ai ‘mi piace’ e ‘retweet’. Bisogna però fare attenzione, perché gli alleati digitali sono un’arma a doppio taglio e da complici possono trasformarsi in smascheratori di bugie.