Uno scontro indegno

di BRUNO VESPA

LA PUBBLICAZIONE della lista degli ‘impresentabili’ all’immediata vigilia delle elezioni è uno sconcio indegno di un Paese civile, al di là della reputazione dei singoli ‘mascariati’. I 16 sottoposti alla gogna restano perfettamente eleggibili, ma il significato politico dell’iniziativa assunta dalla presidenza della commissione Antimafia è enorme.

IL CLAMOROSO inserimento nella lista di Vincenzo De Luca, candidato Pd alla presidenza della regione Campania, dimostra a che punto è arrivata la guerra all’interno del principale partito italiano. Qualcuno vi ha visto la sottile vendetta della presidente Bindi nei confronti di Renzi e della maggioranza del partito. Ma anche se questo non fosse vero, la durissima reazione dei renziani all’iniziativa della commissione (“Barbarie”, “Incostituzionale” “Tornano i processi di piazza”), la denuncia per diffamazione della Bindi da parte di De Luca e la difesa della Bindi compiuta da Pierluigi Bersani dimostrano che davvero le elezioni regionali di domenica sono un appuntamento decisivo nella guerra civile in corso tra i Democratici. 

SI PUÒ solo immaginare che cosa accadrebbe se, in caso di vittoria di De Luca, il governo dovesse attenuare in qualche modo la sospensione dalla carica prevista dalla legge Severino per i condannati. E resta grottesca l’ipotesi di una grande regione priva di presidente per un tempo indeterminato. Eppure è la Liguria, ben più della tormentata Campania (dove la maggioranza uscente è di centrodestra), a rappresentare la linea del Piave della segreteria Pd. 

UNA VITTORIA di Giovanni Toti, una vittoria del Movimento 5 Stelle, una vittoria mutilata della candidata Pd sarebbero declinazioni diverse di un nuovo fronte aperto per il presidente del Consiglio. Renzi sarebbe davvero indebolito solo da una sommatoria di sconfitte, ma quanto sta accadendo in queste ore è il segnale di come potrebbe inasprirsi in Parlamento la guerra tra maggioranza e minoranza del Pd. Qualunque sia il conteggio numerico finale, fin d’ora si può dire che in queste elezioni si rafforzeranno tre partiti: il Movimento 5 Stelle, la Lega e il partito dell’astensione, irrobustito dalla vicenda degli ‘impresentabili’. 

IL RADICALISMO crescente da destra a sinistra – mirato a distruggere più che a proporre alternative realistiche – impone una riflessione severa sia a Renzi sia a Berlusconi. Il primo dovrà forzare sulle riforme (fisco, burocrazia, giustizia) per favorire una ripresa che rischia di essere debolissima. Il secondo dovrà davvero, come dice, girare tutte le province italiane per ricostruire una vera alternativa di centrodestra cercando un vero erede del quale oggi manca perfino l’ombra. Altrimenti, la conquista dell’agognata ‘normalità italiana’ resterà un sogno.