Martedì 23 Aprile 2024

Brexit, fuga dei cervelli della finanza dalla City

Milano, Parigi e Francoforte aprono le porte a 100mila broker

Problemi per la Londra finanziaria dopo Brexit

Problemi per la Londra finanziaria dopo Brexit

Londra, 27 giugno 2016 - FINO a poco prima della grande crisi del 2008 non era inconsueto vedere giovani signori, elegantemente vestiti, correre verso qualche locale della City nell’intervallo delle 13 per mangiare ostriche, vino bianco, e poi riprendere di corsa il proprio posto davanti ai telefoni di qualche banca d’affari, a caccia di clienti.  Inutile cercare di capire la nazionalità, tutti vestiti allo stesso modo, tutti con un inglese praticamente perfetto, e di ogni paese. Moltissimi gli italiani. Le uniche qualità richieste erano di essere molto svegli, molto rapidi, e disposti a lavorare anche 15-16 ore al giorno (la coca dava una mano).

GLI ITALIANI erano molti perché i rapporti fra il nostro paese e la City sono antichissimi. Una delle strade più famose del ‘Miglio quadrato’ si chiama appunto Lombard Street (fino al 1980 sede di tutte le banche) perché già nel 1200 lì si erano insediati gli assicuratori e i banchieri italiani. E con uno scopo: dovevano recuperare i soldi prestati ai nobili inglesi che andavano alle crociate passando per l’Italia e che erano soliti rifornirsi presso di noi di soldi. Dopo di che i rapporti sono continuati. Basterebbe citare la banca d’affari inglese Hambros, che troviamo fra i finanziatori dell’Italia nella guerra di Crimea, che fu decisiva per il nostro risorgimento. Purtroppo, la stessa banca Hambros la ritroviamo fra i sostenitori di Michele Sindona in tempi assai più recenti. Nel corso degli anni anni la City è riuscita a diventare e a rimanere un centro mondiale per la finanza e le assicurazioni. Grandi banche d’affari (anche americane), tutte con le loro salette ristorante private e, spesso, qualche affare dubbio, ai limiti della legalità. 

IL SEGRETO della City, oltre alla professionalità dei suoi protagonisti, sta proprio nella concentrazione di talenti: dentro quel famoso miglio quadrato puoi trovare chi ti fa un consorzio per un prestito di miliardi di euro, chi ti trova dieci navi a noleggio e te le assicura, chi ti colloca azioni e obbligazioni che sembravano invendibili. Un grandissimo supermarket del denaro. Dal 1991 la City si è divisa in due. Oltre alla vecchia City fatta di palazzi antichi e barocchi, c’è il nuovo distretto di Canary Wharf, una specie di Manhattan della finanza, ma sfortunata: non è mai decollata veramente. E adesso rischia anche il resto della City. Rischia una mazzata capace di mettere in ginocchio Londra e la stessa Gran Bretagna. Secondo alcune stime circolate in questi giorni, la fuga delle principali banche da Londra in direzione di Parigi, Milano, Francoforte (dove gli immobili di pregio stanno già aumentando) potrebbe cancellare fra i 70 e 100 mila posti di lavoro, fra i più qualificati esistenti oggi. Il sindaco di Londra, Sadiq Khan, è terrorizzato e continua a rivolgere appelli alle banche, spiegando loro che la City resterà un posto magnifico per fare affari.

MA TIRA una pessima aria. La banca d’affari Jp Morgan, che in Gran Bretagna impiega 16 mila persone, non esclude di andarsene. Stessa cosa la Morgan Stanley, altra banca d’affari. Valigie pronte anche, naturalmente, per la tedesca Deutsche Bank. E persino la Hsbc, inglese, minaccia di trasferirsi. Ma poi ci sono tutte le altre: appunto 70-100 mila persone, con case e famiglie. Quasi peggio di una guerra. Naturalmente, sul continente si fa a gara per ospitare questi emigranti di lusso. Il presidente dell’Ile-de-France, Valérie Pécresse è stata la più diretta. Ha appena dichiarato: possiamo accogliere tutti, benvenuti nella nuova Londra. Un’affermazione che deve aver provocato un brivido lungo la schiena dell’appena eletto sindaco della città inglese. Anche il neo-sindaco di Milano, Beppe Sala, sta correndo per cercare di portare sui Navigli l’Autorità bancaria europea, che oggi ha sede a Londra. Tutti vogliono un pezzo di City. Forse, dopo quasi mille anni, siamo al tramonto di Lombard Street. E tutto grazie a una cosa in apparenza innocente come un referendum.