Venerdì 19 Aprile 2024

Erasmus, mutui, assistenza sanitaria. Italiani a Londra: ecco cosa cambia

Un’impresa comprare casa. E studiare costerà ancora più salato

Brexit, le conseguenze per gli italiani a Londra (afp)

Brexit, le conseguenze per gli italiani a Londra (afp)

BOLOGNA, 25 GIUGNO 2016 - «STO SERIAMENTE pensando di andarmene». Simone Luciani, imprenditore italiano che vive a Londra, affida a Facebook tutta la sua amarezza. «Sono senza parole. Ho sempre pensato che il popolo del Regno Unito fosse intelligente e di mentalità aperta. Quando sono arrivato – si sfoga – mi sono sentito subito a casa. Ora mi sento uno straniero. Avete distrutto 43 anni di un mondo migliore». Ma cosa cambia effettivamente con la Brexit per i nostri connazionali che hanno scelto di vivere oltre la Manica e per i turisti che decidono di vistare le terre di Albione?

1) ERASMUS Il programma di studi che permette ai nostri universitari di studiare per un periodo compreso tra i 3 e i 12 mesi nel Regno Unito è a rischio. Come tutti gli accordi commerciali, i programmi di ricerca e le norme di conformità dei prodotti, anche il progetto Erasmus dovrà essere rinegoziato. Le discussioni potrebbero essere condotte in parallelo a quelle per l’exit, ma secondo gli esperti è molto difficile che si possa trovare un’intesa in appena 24 mesi.

2) STUDIO Gli studenti italiani che decideranno di frequentare un intero corso di studi in un ateneo inglese scopriranno di dover pagare tasse universitarie molto più alte rispetto a chi ha seguito lo stesso percorso prima della Brexit.

3) LAVORO Farage, Johnson e soci hanno assicurato che qualsiasi nuovo sistema di immigrazione della Gran Bretagna non toccherà i tre milioni di cittadini Ue non britannici (solo a Londra ci sono oltre 500mila italiani) attualmente residenti nel Regno Unito. A chi vive sotto l’Union Jack da almeno cinque anni verrebbe concessa la possibilità di restare a tempo indeterminato nel Paese, preservando i diritti acquisiti, tranne la garanzia di poter accedere ai sussidi di disoccupazione.  Come se non bastasse, il titolo professionale potrebbe non essere riconosciuto automaticamente. Inoltre, chi deciderà di partire ora per cercare lavoro in Gran Bretagna, sarà costretto a chiedere un visto. E’ possibile che Londra introduca per i nuovi richiedenti (ma forse anche per gli attuali residenti) un sistema a punti sul modello australiano simile a quello già in vigore per chi arriva da Paesi al di fuori dello Spazio economico europeo. Si tratta di un sistema che assegna punteggi in base al reddito, alla conoscenza della lingua inglese e ad altri fattori. Una volta ottenuto il visto di lavoro, dopo cinque anni si potrà richiedere quello permanente 

4) ASSISTENZA SANITARIA Gli italiani che vivono in Inghilterra non avranno più diritto all’assistenza sanitaria gratuita. Come succede per i nostri connazionali che lavorano o studiano negli Usa, saranno costretti a stipulare un’assicurazione medica.

5) MUTUI Secondo gli esperti per i nostri connazionali diventerà molto difficile, se non praticamente impossibile, ottenere un mutuo o comprare casa.

6) VIAGGI Per ora si potrà continuare ad andare in Gran Bretagna con una carta d’identità valida per l’espatrio – gongolando per una sterlina ai minimi storici – ma è molto probabile che, una volta formalizzata l’uscita di Londra dall’Ue, sarà necessario il passaporto. Nel settore aereo ci saranno ripercussioni negative per le low cost con meno voli sulla Gran Bretagna: Ryanair ha già fatto sapere che rischia di non poter più assicurare collegamenti tra Regno Unito e resto d’Europa.