Imprese e famiglie, fiato sospeso. Facciamo i conti senza gli inglesi

Padoan rassicura: ripercussioni limitate sull’economia reale. Erasmus, mutui, assistenza sanitaria. Italiani a Londra: ecco cosa cambia

Conseguenze Brexit (da il resto del carlino)

Conseguenze Brexit (da il resto del carlino)

ROMA, 25 giugno 2016 - L’INCERTEZZA è il veleno peggiore per i mercati. E per l’economia. Soprattutto per quelle come la nostra dove la ripresa è ancora fragile. Famiglie, imprese e banche restano con il fiato sospeso di fronte ai mercati che franano e a un evento a lungo esorcizzato che ci proietta in territori sconosciuti. «Ci saranno effetti limitati sull’economia reale italiana», rassicura il Comitato per la stabilità finanziaria che si è riunito ieri mattina al Tesoro: «La solidità dei fondamentali delle imprese tornerà presto a prevalere sulla volatilità dei mercati finanziari». Le imprese temono l’effetto sterlina debole sulle esportazioni ma gli economisti concordano nel vedere rischi, nel breve periodo, di natura finanziaria più che per l’economia reale. Molto probabile, invece, un rallentamento della ripresa nel medio periodo soprattutto per l’incertezza su come verrà gestita l’uscita della Gran Bretagna dalla casa comune. Le regole del gioco sono, infatti, tutte da riscrivere: dagli accordi commerciali ai rapporti di investimento, fino alla mobilità delle persone. Le nubi più insidiose potrebbero addensarsi sui conti pubblici, dove le tensioni dello spread sono fortunatamente tenute sotto controllo dai massicci acquisti della Bce (siamo in area 160 punti) ma una crescita che si raffredda potrebbe rendere ancora più difficile trovare le risorse per la manovra di ottobre. «Non mi aspetto sconvolgimenti sulla tenuta dei titoli di Stato italiani – sottolinea l’economista della Luiss, Giorgio Di Giorgio – e anche sulle finanze pubbliche i nostri flussi sono tra i migliori d’Europa: produciamo poco debito nuovo. Nell’immediato, quello che ha meno protezione è il settore bancario». Un settore già provato da mesi di forte volatilità e che ieri a Piazza Affari ci ha lasciato il sangue. «I fondamentali del sistema bancario restano solidi», assicurano Bankitalia, Consob e Tesoro. Del resto, il bazooka della Bce (tra tassi bassi e maxi iniezioni di liquidità) dovrebbe consentire di non stringere il rubinetto del credito. Tutti tranquilli, dunque? Per niente. Perché, come sottolinea il ministro Pier Carlo Padoan, «il vero rischio è l’effetto domino».

1 - Il rialzo dello spread si fa sentire sul debito

Rialzo dello spread e rischi di vedere affievolire la ripresina. Il crollo dei mercati ha fatto sentire gli effetti soprattuto sui bond dei Paesi periferici come l’Italia ma l’ombrello della Bce ha tenuto i rialzi sotto controllo: lo spread, che pure ha superato in mattinata i 190 punti base (anche perché il Bund è sceso), ha chiuso a 160 punti. Ogni rialzo pesa sul nostro debito pubblico (2.200 miliardi): significa costi di finanziamento maggiori ma per ora sotto controllo. Sull’altro fronte, il rischio di un rallentamento della crescita complicherebbe la manovra di ottobre riducendo il margine di manovra sui conti pubblici. Soprattutto perché con i mercati impazziti le privatizzazioni potrebbero essere a rischio. Nota positiva: Brexit farà risparmiare all’Italia un miliardo di contributi annui all’Ue.

2 - I mutui non fanno paura. Ma meglio il tasso fisso

L’Euribor è rimasto sostanzialmente invariato. Grazie soprattutto all’ombrello Bce, gli analisti non vedono nel medio-lungo periodo un’inversione di tendenza dei tassi, dovrebbero restare bassi così come l’euro. Se per chi ha mutui a tasso fisso nulla cambia, nel breve anche chi ha un tasso variabile dovrebbe stare relativamente tranquillo. Il condizionale è d’obbligo visto il terreno ignoto nel quale ci si addentra. «Si potrebbe considerare – spiega Roberto Anedda (Mutuionline) – un effetto nel medio-lungo sul costo del denaro se scoppiasse una nuova crisi». Considerando che la differenza media tra tasso fisso e variabile è circa l’1%,  «per chi deve stipulare il mutuo, garantirsi un tasso fisso ottimale è la scelta più sicura». Difficile pensare anche a una contrazione del credito, vista l’abbondante liquidità a basso costo immessa dalla Bce.

3 - Sugli investimenti prudenza e nervi saldi

Crolla la propensione al rischio, gli investitori si rifugiano in porti sicuri, a partire dall’oro (schizzato sopra quota 1.300 dollari l’oncia) mentre, sul fronte valutario, si va verso yen, franco svizzero e dollaro. A soffrire è soprattutto l’azionario. Per chi ha sottoscritto fondi comuni di investimento, il consiglio dei gestori è di mantenere i propri risparmi o incrementare le quote per «mediare le perdite». Chi sottoscrive piani di accumulo può sospenderli e aspettare tempi migliori per riprendere a comprare, oppure si può optare per la conversione passando a fondi obbligazionari senza dover vendere. In generale, occorre allungare l’orizzonte di investimento e tornare a guardare i fondamentali delle aziende. Prudenza e nervi saldi.

4 - Sterlina svalutata e dazi. Peseranno sull’export

Svalutazione della sterlina e possibile introduzione di dazi: questi i due fattori che potrebbero pesare sull’export italiano, che vale 22,5 miliardi euro (il 7% delle esportazioni totali) contro i 10,5 miliardi di importazioni. Secondo Prometeia, la Brexit potrebbe costare in termini di dazi alle imprese italiane 1,12 miliardi. Gli economisti di Intesa, invece, stimano un calo delle esportazioni fino a 3 miliardi. I settori più penalizzati sono la meccanica, i prodotti da forno, la farmaceutica, l’arredamento da ufficio e la oreficeria/gioielleria. Teme soprattutto la viticoltura visto che l’Inghilterra, con i suoi 3,2 miliardi di euro di controvalore, è il quarto mercato di sbocco estero. Secondo Nomisma, i distretti più esposti sono il manifatturiero di Basilicata e Abruzzo e l’agricoltura e pesca della Campania. 

5 - Trasferirsi per lavoro diventa più difficile

In ballo c’è la libera circolazione, oltre che delle merci, delle persone. Chi vuole trasferirsi a Londra per lavorare non potrà più farlo senza avere già trovato un’occupazione prima della partenza. Durante il periodo di negoziato tra Londra e Ue, però, dovrebbe restare tutto com’è. Poi, occorrerà vedere che cosa stabiliranno i nuovi accordi: permessi di soggiorno, permessi di lavoro, visti? In particolare, per quanto riguarda i professionisti (soprattutto medici, avvocati e infermieri) si tratterà di riscrivere le regole sulla reciprocità delle qualifiche professionali, ma anche sulle semplificazioni a livello di documentazione per oltrepassare le frontiere che l’uscita dall’Ue farà venire meno.  

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