Giovedì 18 Aprile 2024

Squadroni della morte in azione in Brasile. Polizia accusata delle ultime stragi

La vendetta degli agenti, ecco il motivo dietro le stragi di San Paolo, Uberlandia e Manaus: "Quasi tutti i massacri hanno visto il coinvolgimento della polizia militare", spiega un'esperta: "Operano in quasi totale impunità"

Polizia brasiliana nelle favelas (AFP)

Polizia brasiliana nelle favelas (AFP)

Rio de Janeiro, 19 agosto 2015 - In Brasile ormai la polizia si fa giustizia da sola. Ci sarebbero diversi agenti delle forze dell'ordine fra gli indiziati dei recenti massacri avvenuti a San Paolo, dove nel giro di poche ore una settimana fa sono state uccise 18 persone in vere e proprie esecuzioni all'interno di luoghi pubblici. Nei giorni precedenti si erano verificate altre cinque uccisioni a Uberlandia, a circa 550 chilometri da San Paolo e a luglio 37 persone avevano perso la vita in un solo fine settimana a Manaus, capitale della regione amazzonica e una delle città che ha ospitato i Mondiali di calcio dell'anno scorso. Tutti i casi dove sarebbe emersa con chiarezza la responsabilità dei poliziotti. 

Il motivo? La vendetta: il massacro di San Paolo è avvenuto dopo che una guardia di sicurezza e un agente di polizia erano stati uccisi, a Uberlandia il giorno prima della strage era stata uccisa una guardia di sicurezza, mentre a Manaus era stato ucciso un sergente della polizia paramilitare nazionale. "Si tratta di casi frequenti", ha detto all'AFP Rafael Alcadipani da Silveira, membro del Forum brasiliano sulla pubblica sicurezza, sottolineando come i poliziotti si sentano abbandonati dallo Stato. "Che succede se vedi che un tuo amico viene ucciso e non succede niente? Prendi in mano la situazione e vendichi il tuo amico". 

Secondo Alcadipani, la cifra stimata di 500 poliziotti uccisi ogni anno non è neanche la metà delle reali vittime. Circa l'80% dei poliziotti ha visto morire un collega suo amico, mentre il 52% sostiene di aver problemi di mantenimento per la famiglia a causa degli stipendi bassi. Queste forma di giustizia sommaria sembrano comunque favorevolmente accolte nel paese quando sono dirette contro i membri della criminalità. Sui giornali appaiono spesso foto di linciaggi, senza che vengano sollevate obiezioni. 

"Gli squadroni della morte", ha detto Camila Dias, esperta dell'Università di San Paolo, "operano nella quasi totale impunità. Quasi tutti i massacri di San Paolo hanno visto il coinvolgimento della polizia militare. La dinamica delle esecuzioni, l'uso delle maschere, il largo numero di vittime, sono tutti modelli che si ripetono, anche se non possono sempre essere provati in tribunale".