Processo Lega, l'avvocato di Umberto Bossi: "Non si occupava di soldi"

Umberto Bossi, i due figli Rezo e Riccardo e l'ex tesoriere della Lega Belsito sono imputati per appropriazione indebita per le presunte spese personali con i rimborsi elettorali del Carroccio

Umberto Bossi durante un comizio

Umberto Bossi durante un comizio

Milano, 14 luglio 2014 - Si è svolta oggi, davanti all'ottava sezione penale di Milano, un'udienza di smistamento del processo che vede imputato Umberto Bossi, i figli Renzo e Riccardo e l'ex tesoriere della Lega Francesco Belsito per appropriazione indebita per le presunte spese personali con i rimborsi elettorali del partito«Umberto Bossi non si è mai occupato di questioni economiche, ma solo di politica, politica e politica, lui non sa nemmeno quanto costa un chilo di pane». Così l'avvocato ed ex parlamentare della Lega Matteo Brigandi ha spiegato ai cronisti la posizione difensiva del 'Senatur', a margine del processo milanese che è stato subito rinviato al 9 settembre.

La Lega, come già preannunciato nei mesi scorsi, non si è costituita parte civile per chiedere i danni né contro la famiglia Bossi, né contro Belsito. Nel frattempo, i difensori di Riccardo Bossi hanno fatto sapere ai giudici che il loro assistito ha l'intenzione di chiedere il rito abbreviato (gli altri tre imputati proseguiranno con il dibattimento) condizionato alla testimonianza del sindaco di Lazzate, Loredana Pizzi. Mentre l'avvocato Carlo Beltrani, legale di Renzo detto 'il Trota', ha depositato una serie di documenti per dimostrare che «Renzo ha pagato tutte le spese che gli vengono contestate di tasca sua, comprese le multe e lo testimoniano le cartelle esattoriali»

La linea difensiva di Umberto Bossi, come ha spiegato uno dei legali dello storico e ormai ex leader del Carroccio, sarà quella di «giustificare punto per punto tutte le spese». Il processo milanese con al centro l'accusa di appropriazione indebita è l'ultimo dei filoni dell'inchiesta, che nel 2012 ha travolto il 'Senatur', rimasto a Milano, mentre gli altri sono stati trasferiti per competenza territoriale a Genova. Compreso quello principale sulla presunta truffa da 40 milioni di euro sui rimborsi elettorali che vede, tra gli imputati, sempre l'ex segretario della Lega.

Nel dibattimento milanese i pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini contestano agli imputati oltre mezzo milione di euro di soldi pubblici, ottenuti con rimborsi elettorali, che sarebbero stati usati dalla famiglia Bossi per pagare le spese più varie. Tra queste multe per migliaia e migliaia di euro, la fattura del carrozziere, l'ormai famosa laurea in Albania di Renzo Bossi e i lavori di casa Bossi a Gemonio. « Bossi non si è mai occupato di soldi - ha detto l'avvocato Brigandì -. La Lega gli passava lo stipendio e lui mai è entrato nelle questioni economiche, tanto che quando c'era da mettere in piedi il giornale aveva detto 'non avete i soldi per farlo, arrangiatevi come potete».

L'avvocato Beltrani, legale di Renzo Bossi, ha spiegato ai cronisti che «le accuse sono infondate e il cosiddetto fascicolo 'The Family' (sequestrato nel corso delle indagini, ndr) era nella disponibilità di Belsito, non di Renzo, che non si è pentito ma ha lasciato la politica solo perché voleva staccare la spina». Il legale di Belsito, l'avvocato Paolo Scovazzi, ha raccontato che l'ex tesoriere «ora sta dietro il banco di una gelateria a Genova e non pensa di tornare in politica». Il presidente del collegio Maria Luisa Balzarotti, intanto, anche se la difesa di Umberto Bossi aveva chiesto «tranquillità» nel dibattimento, ha dato l'ok alle riprese tv in aula e ha fissato un calendario di udienze fino al prossimo febbraio.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro