Sabato 20 Aprile 2024

Bossetti, lettere hard alla detenuta. "Ti dico com'è il mio corpo"

Dettagli scabrosi e descrizioni anatomiche. Pm: collegamenti con Yara

Massimo Bossetti (Olycom)

Massimo Bossetti (Olycom)

Bergamo, 5 maggio 2016 - LETTERE di Massimo Bossetti a Luigina (detta Gina) A., detenuta per truffa nel carcere di Bergamo così come l’uomo processato per l’omicidio di Yara Gambirasio. Una donna di qualche anno più anziana del muratore di Mapello, oggi quarantacinquenne. Lettere che nell’aula dell’Assise di Bergamo hanno fatto da innesco all’ennesimo contenzioso fra accusa e difesa. Il pubblico ministero Letizia Ruggeri chiedeva che venissero acquisite cinque lettere, quelle del contenuto più apertamente hard, nelle quali individuava una chiara correlazione con le ricerche scabrose effettuate sui computer di casa Bossetti (sempre negate dall’imputato). Si era opposta (questa volta con successo) la difesa: se acquisizione doveva esserci, allora andavano consegnate ai giudici tutte le quaranta lettere indirizzate da Bossetti alla sconosciuta (e mai incontrata) detenuta, che per prima aveva avviato il rapporto epistolare. Una corrispondenza che per i legali di Bossetti era invece la testimonianza dell’affettività costretta e compromessa di chi vive in cella.

Agli atti del processo le lettere di Bossetti a una detenuta

La prima lettera di Bossetti porta la data del 17 gennaio 2015. Già nella seconda, l’artigiano si descrive, nel fisico e nel carattere «molto dolce, educato, gentile». «Sono alto un metro e 70, peso 60 chili, corpo esile, carnagione chiara. Mi piace il colore che la pelle assume, adoro l’abbronzatura. I capelli sono biondo castano, sotto il sole diventano molto chiari biondo acceso, ma comunque non sono scuro e quando vedi le foto in tivù delle sopracciglia e pizzetto, non è che sono ossigenati come dicono, ma io con il sole divento chiaro così e se mi vedrai dal vivo prenderai esempio dal colore delle sopracciglia che sono bionde castane».

Tiene a sottolineare, percorrendo la sua anatomia, il particolare della pelle completamente depilata, quello che secondo l’accusa è un must anche delle ricerche informatiche riferite alle «ragazzine» e alle «ragazze rosse». Il congedo per la buonanotte è con «un forte abbraccio» dal «tuo amico Massy».

Docce, ancora il particolare ricorrente, quasi fisso, della depilazione, profumi, crema, aspersioni totali, cura maniacale del proprio corpo: tutto torna anche in altre lettere.

LA CONFIDENZA epistolare progredisce al punto che nella lettera del 2 gennaio 2016, esaurito l’argomento fitness, Bossetti si dichiara alla sua corrispondente: «Oh, non sai quanto mi piacerebbe venire lì con te, nella stessa cella».

Cè un altro registro: Yara, il processo. «Cara amica mia – scrive Bossetti nella prima lettera – non mi permetterei mai di togliere la vita a una persona, per di più a una bambina la quale poteva benissimo essere mia figlia. Odio tutto quello che gli hanno fatto. Odio di dover subire tutte queste cattiverie e se sapessi chi fossero gli farei pagare io per tutto il male che gli hanno fatto a quella povera bambina innocente... mi auguro solo che vengano identificati e lasciarli in mezzo alla piazza».

Nella lettera del 30 settembre scorso si proclama «assolutamente innocente». «Credetemi, tutto quello che a me ingiustamente è successo, a chiunque potrebbe veramente succedere, è sufficiente trovarsi in un posto e allo stesso momento sbagliato ed ecco qua che finisci in un maledetto ingranaggio facendo il possibile per non essere stritolato, e che ti sembra possibile uscirne».