Mercoledì 24 Aprile 2024

Il corpo estraneo

Sofia Ventura

Sofia Ventura

Bologna, 9 novembre 2015 - IERI in piazza Maggiore, a Bologna, la destra italiana ha cercato di raccontare la sua ritrovata unità e la sua sfida a Renzi. Berlusconi ha cercato di scaldare la piazza provando a riproporre il se stesso di vent’anni fa. I contenuti erano più o meno gli stessi, meno tasse e meno Stato, la famosa rivoluzione liberale. Unico elemento di concessione al populismo di Meloni e Salvini, l’Europa – meno Europa, ha promesso – ma declinato in modo soft.

SI È PRESENTATO con un compitino fatto, un programma – in realtà slogan – costruito attraverso i focus group. Un tentativo, insomma, di rimettersi in gioco con lo stile di sempre – interpretato, però, da un signore di quasi ottant’anni, – e che non infiamma più. Certo non ha infiammato la piazza, che era soprattutto leghista e non è entrata in sintonia con il vecchio leader, mentre ha offerto il proprio calore ai due giovani appassionati urlatori, capaci di toccare le corde profonde dello scontento con abili rappresentazioni della sinistra 'ipocrita' e 'radical chic', che pensa a tutti fuorché agli italiani e dimentica la propria 'identità'. Già, perché la chiave dei discorsi di Meloni e Salvini è quella che si ritrova anche nella retorica di Marine Le Pen: prima noi. I problemi, cioè, sono declinati dentro alla dicotomia noi-loro, in un gioco a somma zero: o noi o loro (gli immigrati, lo straniero). Ma a differenza di Marine Le Pen i due leader italiani muovono anche le corde della tradizione, in questa occasione Meloni in particolare, che mette al centro la famiglia tradizionale, l’identità cristiana, contro una sinistra che vuole che "a fare figli siano solo gli immigrati e gli omosessuali". Berlusconi aveva saputo intercettare i sogni di una classe media in ascesa e la promessa di più libertà e meno Stato voleva andare incontro a quei sogni. Oggi a essere solleticato dai nuovi leader è il concreto timore del ceto medio di perdere ciò che ha conquistato e il messaggio che gli viene rivolto è che per trovare un riscatto bisogna serrare i ranghi all’interno di un confine identitario e tradizionalista.

È SU QUESTO populismo di destra che si sono ritrovati Meloni e Salvini ed è a questo che, in fondo, Berlusconi, al di là del suo stile demodé, è estraneo. Forse un’unità funzionale alle prossime elezioni sarà trovata, ma cosa sarà questa destra rimane un’incognita. Probabilmente parteciperà alla gara a chi la spara più grossa e meglio solletica gli umori popolari insieme a Grillo e Renzi. Perché questo sta diventando la politica italiana.