Giovedì 18 Aprile 2024

VIOLENZA POLITICA / Scontri, occupazioni e impunità. Bologna isola felice degli estremisti

Negli ultimi anni più di 3.500 denunce e pochissime condanne Cronista del Carlino aggredito dagli anarchici

Salvini al campo rom: il momento in cui gli antagonisti spaccano il lunotto dell'auto

Salvini al campo rom: il momento in cui gli antagonisti spaccano il lunotto dell'auto

Bologna, 9 novembre 2014 - LABORATORIO dell’antagonismo impunito. A Bologna, dove l’esperienza delle Case del Popolo si mescola a un presente fatto di occupazioni, contestazioni, sgomberi e rivendicazioni. Che sfociano in episodi di inaudita e gratuita violenza. Le denunce e i procedimenti penali pendenti non bastano a fermare la rabbia degli antagonisti. Anzi. Il clima è rovente. E la tensione alta. Come forte è il senso di impunità che anima gli attivisti dei collettivi e dei centri sociali. Negli ultimi sei anni più di 3.500 denunce sono sfociate in poche condanne.

L’ULTIMO episodio, di una lunga serie, ha come protagonista uno studente palermitano di 26 anni vicino ai collettivi universitari Crash e Cua. Nel maggio del 2013 in piazza Verdi, cuore della zona universitaria, polizia e antagonisti si fronteggiarono. Tutto terminò con le forze dell’ordine costrette alla resa. Per quell’episodio il giovane venne raggiunto da un divieto di dimora non rispettato, da cui scattarono gli arresti domiciliari. L’altro ieri è tornato in libertà. Non solo. Un anno prima, durante i tafferugli all’Ikea di Casalecchio di Reno, lo stesso giovane ruppe il naso con una cinghiata a una poliziotta. C’è il processo agli anarchici di Fuoriluogo, il gruppo che negli ultimi anni ha programmato e portato a termine azioni violente, danneggiamenti, sabotaggi, imbrattamenti e lesioni a pubblici ufficiali durante i cortei. Ventuno di loro sono stati processati con l’accusa di associazione a delinquere. I giudici di primo grado hanno smontato la tesi accusatoria e li hanno assolti: Fuoriluogo, in sintesi, non era un covo di pericolosi criminali e nemmeno, come sostenuto dalla procura, il cuore di un’associazione a delinquere che programmava azioni violente, danneggiamenti e scontri con la polizia. Anche se, in quello che per la Corte era solo "un circolo culturale", la Digos sequestrò coltelli, fionde, bastoni, fumogeni e petardi. La Procura non si arrende. E contro questa sentenza presenterà ricorso in appello. NELL’OCCHIO del ciclone, c’è anche la storica Aula C di Scienze politiche in Strada Maggiore, nel cuore storico della città. È occupata dal 1989. Un’esperienza di autogestione all’interno dell’Alma Mater che fa fatica a convivere con i residenti. E non solo. "No foto, no turisti", c’è scritto all’ingresso di uno spazio zeppo di di insegne pro ‘No Tav’ e pro anarchia.  Nell’esperienza degli antagonisti bolognesi ci sono Crash, un centro sociale molto legato alle occupazioni e alle rivendicazioni del diritto alla casa, e Cua, il collettivo autonomo universitario, che riunisce studenti e precari dell’Ateneo. C’erano anche loro, assieme a Tpo, RossaBologna e Hobo, a contestare il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, il 18 ottobre. Per tutto il pomeriggio seicento attivisti hanno messo a ferro e fuoco la città tra fumogeni e bombe carta con 19 feriti tra le forze dell’ordine. Tra tutti è stato individuato e arrestato un solo manifestante che, il giorno dopo, è stato condannato a otto mesi con la concessione dei domiciliari e il permesso di andare a lavoro. Il pubblico ministero era stato molto più duro: aveva chiesto due anni. L’ultimo nato tra i collettivi che fioccano sotto le Due Torri è Hobo. In un anno e mezzo di vita ha fatto parlare di sé per le spedizioni punitive contro quelli che considera i ‘baroni’ dell’università e per le occupazioni degli alloggi sparsi in città.