Giovedì 18 Aprile 2024

Il “Bloody Mary” compie 80 anni. Segnò la fine del probizionismo

New York festeggia la bevanda ispirata alla feroce Maria Tudor. Il primo brindisi fu al King Cile Bar dell'hotel Saint Regis. Poi il boom nei ristori jazz club

Il brindisi di Leo DiCaprio  nel film “Il Grande Gatsby” In alto: un ritratto di “Maria la sanguinaria”, regina d’Inghilterra dal 1553 al 1558

Il brindisi di Leo DiCaprio nel film “Il Grande Gatsby” In alto: un ritratto di “Maria la sanguinaria”, regina d’Inghilterra dal 1553 al 1558

LAURA ALARI

OTTANTA appena compiuti eppure ha ancora lo spirito giusto, in questo caso una bella dose di vodka. È il Bloody Mary, uno dei cocktail più famosi al mondo, piccante e intrigante come il giorno in cui fu servito per la prima volta dal francese Fernand Petiot, a quell’epoca barman del The King Cole Bar all’interno dell’hotel St.Regis a New York. Correva l’anno 1934 e, dopo il primo assaggio, il Bloody Mary iniziò a scorrere a fiumi.

Questo succo di pomodoro condito, dal sapore molto speziato e dal significato simbolico (associato al mondo della musica, in particolare il jazz), di fatto celebrò la fine del proibizionismo che fino all’anno precedente aveva impedito la vendita di bevande alcoliche nei locali pubblici americani.

Proprio nella Grande Mela sono in corso i festeggiamenti per l’ottantesimo compleanno del cocktail, che andranno avanti un mese con una serie di iniziative speciali a sfondo benefico.

Chi sbarca a Ny in questo periodo troverà, nello stesso bar dove nacque, 80 varianti del Bloody Mary ideate dai migliori chef Usa, e il ricavato andrà all’organizzazione che cura la distribuzione dei pasti per clochard e disagiati.

MA ANCHE chi resta in Italia avrà modo di provare qualche novità. Per esempio la variante creata da Tommaso Cecca, del Cafè Trussardi a Milano, che sarà presentata ufficialmente al prossimo Salone del Gusto, o quella che si è inventato Marco Pignotta, attualmente barman del raffinatissimo Palazzo Parigi Hotel, sempre a Milano: da buon livornese l’ha chiamata “Cacciucco Mary” e prevede un mix di vodka in infusione di polpo, brodo di crostacei, salsa di pomodoro, succo di limone, sedano e pepe. L’ennesima riprova che il Bloody, a dispetto dell’età, non passa mai di moda e continua ad avere estimatori eccellenti.

Così, se è vero che Orson Welles durante i soggiorni romani ne trangugiava uno dietro l’altro nei bar di via Veneto, Jennifer Aniston di recente ha confessato di essere un’esperta nella preparazione di questo cocktail: «Lo chiamo Mr.&Mrs. Bloody Mary Mix e uso un paio di ingredienti speciali che non posso rivelare», confida. Senza contare i film o le produzioni tv dove l’aperitivo al pomodoro è una presenza fissa al tavolo dei protagonisti: lo adorano Bridget Jones e le sue amiche, ne beve almeno uno al giorno mamma Louise nella serie “I Jefferson”, Bud Spencer lo ordina nel film “Miami supercops” e non mancano riferimenti anche in diverse canzoni, soprattutto straniere.

E SE IL FESTEGGIATO deve tanto successo alla sua bontà, nonché al fatto di aver inaugurato la cosiddetta “cucina liquida” anche lontano dai fornelli, non c’è dubbio che l’incertezza sull’origine del nome contribuisca al suo fascino.

Secondo la leggenda più accreditata, pare che derivi dalla prima Maria Tudor, regina d’Inghilterra, che per la ferocia con cui combattè e fece uccidere i protestanti è passata alla storia come “Maria la sanguinaria”. Ma ne esiste un’altra, molto diffusa fra i giovani americani, su una ragazza di nome Mary che sarebbe morta sepolta viva: a causa della maledizione da lei stessa lanciata, chi guarda uno specchio tre volte chiamando “Bloody Mary” vedrebbe apparire il suo fantasma. Roba da far ingolosire anche Dracula.