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Briatore non crede alla FerrariLeo Turrini - 19 marzo 2017

Era una domenica di ottobre del 1989.
Suzuka.
Era appena andata in scena la prima storica collisione fra Senna e Prost.
I giudici di gara dovevano ancora comunicare la loro sentenza.
Eravamo tutti sotto il palco della premiazione.
Se Senna fosse apparso, beh, avrebbe significato che il successo in pista era stato convalidato.
Se invece al posto suo fosse sbucato il mio amico Nannini, secondo sul traguardo, tutto sarebbe stato chiaro.
Ed ero lì sotto tra tanti e mi si avvicinò un tizio molto abbronzato. Tu devi essere il ragazzo che scrive tutte quelle boiate, mi disse controllando il pass.
E tu devi essere quello che passa mezz’ora al giorno in un forno a micro onde per non sembrare pallido, risposi io.
Flavio Briatore!
Accetta sempre le mie telefonate ed e’ sempre molto cortese, oggi.
Gli ho chiesto, 2017 era dei metalli, come veda il mondiale che bussa alla porta.
Ipse dixit.
“Non condivido l’ottimismo che circonda la Ferrari. Capisco la soddisfazione per i test di Barcellona. Ma dubito che gli esiti siano attendibili…”
“Magari pochi mi credono, eppure da italiano io faccio il tifo per la Eossa. Solo che non riesco ad immaginare la Mercedes dietro, con il margine di vantaggio che aveva fino a fine novembre. Penso che i tedeschi si siano nascosti…”
“Mi accontenterei di un campionato più equilibrato, la competizione tra marchi diversi e’ la fortuna della Formula Uno. Se mancano le sfide ravvicinate, e’ difficile entusiasmarsi …”
“A me non entusiasmano nemmeno questi americani di Liberty Media. Si sono comprati la Formula Uno ma forse non sanno cosa hanno comprato…”
“Prendi la storia di fare di ogni Gran Premik in Stile Super Bowl. Ma di cosa parlano?!? Come lo fai un Super Bowl tra le Ardenne, in mezzo alla foresta? O in Malesia, tra i monsoni e i serpenti? Mah…”