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Alonso continua, rimpiangendo il passatoLeo Turrini - 19 ottobre 2017

Quella di Alonso è una storia persino unica.

Non mi sorprende abbia deciso di prolungare per dodici mesi con McLaren. Dopo tre anni di calvario causa Honda, era legittimo immaginare di provarci con la power unit Renault. Altre porte, più prestigiose, per lui non si sarebbero mai (ri)aperte.

Ma quella domenica in Brasile del 2006, mentre Fernando festeggiava il suo bis iridato a spese di Schumi, chi mai avrebbe creduto che undici anni dopo il suo curriculum ‘mondiale’ sarebbe rimasto intatto, identico?

Nessuno.

Non ci avrebbe creduto nessuno.

Era giovane. Era molto, molto forte. Era atteso da un top team (allora tale era) come McLaren, con tanto di contratto pluriennale.

Cosa sia successo dopo, è noto.

E ognuno può giudicare come meglio crede.

Io mi limito ad osservare che non può essere soltanto colpa degli altri, del destino, della sfortuna.

Se un grande campione come Alonso (perchè lo è, non ho mai smesso di pensarlo e di scriverlo) dopo il 2006 non ha più toccato palla, ecco, a lui medesimo spetterebbe il dovere di porsi qualche domanda.

Idem ai suoi fans.

La classe resiste. Il driver non si discute. Il conto in banca si è meravigliosamente dilatato.

Ma poi?

Non siamo forse in presenza di una dolorosa verità?

Quanto talento sprecato!

Quanta confusione è stata fatta tra ammirazione e adulazione, tra buoni consigli e pessimi suggeritori!

Eppure, a me piace l’idea di rivedere Fernando in lotta per un mondiale, con una McLaren Renault finalmente competitiva.

Se non altro per aiutarlo a comprendere cosa si è perso, prendendo atto che quando si è stufi di lottare per arrivare secondi e poi ci si ritrova a lottare per arrivare dodicesimi, ecco, sì, probabilmente ti sei buttato.

Via.