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Abu Dhabi, tre anni di ArrivabeneLeo Turrini - 23 novembre 2017

Abu Dhabi, tre anni fa.
2014.
Rimbalzò dal deserto la notizia che la breve avventura di Marco Mattiacci al timone della barca Rossa in tempesta era terminata.
Onestamente penso che nessuno, nemmeno ora, sia in grado di esprimere un giudizio su MM. Sette mesi non bastano per fare un bambino. Figuriamoci per risollevare una Scuderia!
Ma tre anni sono tre anni.
Io fui tra i primissimi a sapere della nomina di Maurizio Arrivabene. Poiché la vita è divertente, mi soffiò la news un signore che si chiama Stefano Domenicali.
Conosco bene la natura di tante critiche dedicate ad Iron Mauri.
Chi non lo apprezza ne evidenzia sempre…l’origine.
Come se fosse un limite aver lavorato per uno sponsor tabaccaio.
Lo ha fatto anche un certo Andrea Agnelli. Che poi, diventato presidente della Juventus, con mio sommo dispiacere ha vinto sei scudetti di seguito.
Quindi non sta scritto da nessuna parte che aver vissuto tra nuvole di fumo sia una oggettiva…menomazione.
A questo punto preciso quanto i frequentatori di questo mio giardino web immaginano già sappiano.
Voglio bene ad Arrivabene.
Lo conosco da un quarto di secolo o giù di lì.
La sua passione per la Ferrari è sincera.
Non è un arrivista che considera Maranello una tappa di passaggio verso altre mete.
Ha sempre sognato di fare quello che sta facendo.
Ha un contratto, se non sbaglio, fino alla fine del 2018 o giù di lì.
Ci tiene spaventosamente a centrare l’obiettivo.
Riportare il mondiale a casa.
In Ferrari.
E qui, per paradosso, sta il difetto del personaggio.
Maurizio vive assillato da una ossessione positiva.
Ciò lo rende diffidente nei confronti di chiunque.
E questo moltiplica le antipatie nei suoi confronti (sulla stampa estera, per dire, sono uscite cose terribili sul suo conto, in tempi anche recenti), complicandogli la vita, perché non puoi andare in guerra tutti i giorni.
Io sto con lui perché credo che il bilancio dei tre anni sia buono, senza essere eccellente (il buco nero del 2016 pesa, compensato in larga parte dalla riscossa del 2017).
Sto con lui perché avere un presidente come Sergio Marchionne non è come bere un caffè la mattina alle otto.
E dipende da lui, da Arrivabene, creare l’atmosfera migliore all’interno della Scuderia.
Perché il 2018 sarà molto, molto difficile. Per la Ferrari, intendo. Tutti pretenderanno il titolo, dopo un 2017 così. E non ci saranno alibi.
Ps. Spazio sotto per le libere di Abu Dhabi.