Adesso che lo scenario societario è più chiaro, ora che la sagoma ingombrante di Albano Guaraldi si è defilata, per il giubilo dei tifosi rossoblù, è più facile guardare al domani del Bologna con un pizzico di fiducia.
Il nuovo presidente, il già amatissimo Joe Tacopina, un vero mostro delle pubbliche relazioni, ha conquistato la città del pallone, ma ora deve dimostrare sul campo che alle buone idee a agli indispensabili dollari seguiranno i fatti.
Se Guaraldi andava allontanato per i guasti irreparabili delle ultime stagioni, questo non significa che il Bologna di oggi vada gettato alle ortiche. Tacopina, Saputo e i loro compagni di avventura dovranno valutare con accortezza cosa funziona nei meccanismi della società e della squadra e agire di conseguenza.
Ma senza la pretesa di fare tabula rasa di tutto e di rivoluzionare ancora un Bologna appena trasformato per inseguire la riconquista della serie A. Per parlare più chiaro, ci sono uomini come il direttore sportivo Fusco e il tecnico Lopez che meritano di andare avanti nel loro lavoro, magari supportati dai nuovi capitali che possano garantire serenità ed eventuali acquisti, se fossero necessari per tentare l’immediato ritorno in paradiso.
Fusco ha fatto un lavoro eccellente e con mezzi economici modestissimi. Ha messo in piedi una squadra attendibile e anche una rosa capace di esprimere ricambi di qualità. Costretto dagli infortuni a virare decisamente sui giovani, Lopez ha scoperto di avere non uno ma due Bologna a sua disposizione, con i giovani del vivaio, a cominciare da Ferrari, pronti a giocarsi al meglio le loro chances. E gli acquisti di un’estate convulsa (Cacia e Maietta, Zuculini e Laribi, Casarini e Buchel fino al portiere Coppola) stanno dimostrando il loro autentico valore lungo il cammino del campionato.
Lopez, dopo il disorientamento iniziale e con una squadra finalmente più vitale sul piano del ritmo, ha trovato anche la quadratura tattica con quattro difensori, tre centrocampisti e due punte o una punta e due rifinitori. Insomma il Bologna di oggi ha una sua fisionomia e tratti di carattere che ben si conciliano con la rabbia agonistica da esprimere in un campionato di serie B.
Se Marco Di Vaio, uno dei giocatori più amati della recente storia rossoblù, tornerà davvero in veste di manager, faccia il dirigente accompagnatore, l’uomo-simbolo, il ”consigliere” di Lopez, ma è giusto garantire all’allenatore la sua autonomia e a Fusco la possibilità di completare la costruzione di un Bologna vincente al mercato di gennaio. Senza strafare, senza rivoluzionare la squadra di oggi ma inserendo magari quel goleador vanamente inseguito in estate. Un giocatore di peso e prestigio che possa dare più sostanza all’attacco dove Acquafresca è ancora troppo pallido ed evanescente per proporsi come valida spalla di Cacia.