Il morso di Dracula e l’Italia è fuori dal mondiale. Sarebbe facile appellarsi ai canini di Suarez, che affondano golosi nella spalla di Chiellini, per spiegare il fallimento azzurro. Ma il delitto perfetto dell’arbitro messicano Rodriguez (di secondo cognome, guarda caso, fa Moreno) era già avvenuto prima, con l’espulsione ingiusta di Marchisio. Il fallo del centrocampista juventino era al massimo da ammonizione, mai da cartellino rosso.
L’Italia, rimasta in dieci contro la rabbia uruguagia, ha spinto Prandelli ad aggiungere errori a errori. Togliendo Immobile, l’unica punta rimasta in campo dopo l’avvicendamento di Balotelli, gli azzurri si sono preclusi del tutto la strada del gol. E così, una volta in svantaggio per la zuccata di Godin, l’Italia ha cercato invano una strada che la portasse al preggio senza mai minacciare la porta di Muslera.
Così gli azzurri lasciano il mondiale mesti e abbattuti, come nel 2010 dopo il primo turno contro una squadra non certo irresistibile come l’Uruguay.
Dopo il buon esordio con l’Inghilterra l’Italia di Prandelli si è sciolta, ha perso condizione fisica e convinzione e lo sperimentalismo tattico del Ct è rimasto fine a se stesso senza produrre alcun effetto. Certo l’arbitraggio del messicano Moreno (tanto vale chiamarlo così) è stato doppiamente disastroso, perché Suarez poteva essere espulso per il suo morso vampiresco pochi minuti prima del gol uruguaiano.
Ma quando i pianeti prendono il loro corso è difficile cambiare rotta. Specie se la personalità di chi sta in campo è modesta e in prima linea non c’è un attaccante mattatatore, capace di risolvere le partite da solo.
Il primo a sbagliare è stato Prandelli, che adesso sente su di sè lo spettro della sfiducia. Ora il Ct chiederà di uscire di scena a dispetto del contratto, già rinnovato fino al 2016. Alla prova di maturità del mondiale brasiliano ha fallito in modo clamoroso. Ed è giusto che ceda il passo.